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Fuori uso anche le incubatrici nuove di Neonatologia, all’Ospedale “Di Venere”

Nella sanità allo sbando della ex Puglia migliore, il posto d’onore –se così si può dire…- lo occupano nel capoluogo un paio di ospedali che i manager scelti da Vendola in persona hanno deciso di far retrocedere nella classifica di standard e servizi offerti, se non chiudere definitivamente i battenti. Con l’impegno di tornare presto sull’Ospedale ‘San Paolo’, ci occupiamo ora del ‘Di Venere’ di Bari-Carbonara, finito nella bufera da tempo per colpa di cantieri infiniti, medicinali scaduti distribuiti ai pazienti per errore e perfino gente sorpresa ad appartarsi nelle sale dei reparti abbandonati dopo l’inaugurazione. E non basta. A pagare dazio negli ultimi mesi, in particolare, è la Neonatologia che ha rinviato (non si sa a quando) l’ampliamento del reparto a causa degli spazi insufficienti per le nuove incubatrici, con tanti saluti a partorienti e puerpere in cura al “Di Venere”. Tuttavia, a  parte i progetti errati o redatti troppo frettolosamente e le inaugurazioni saltante, a sugellare il precipizio su cui gravita il nosocomio di Bari-Carbonara, si aggiungono le bocche cucite di dipendenti e medici zittiti per le troppe fughe di notizie sgradite, mentre chi dovrebbe riparare con i dovuti provvedimenti o perlomeno rendere spiegazioni – e cioè dirigenti sanitari e amministrativi – continuano a tacere, fingendo di non sapere niente. Del resto si sa, l’Ospedale “Di Venere” è finito da tempo agli ultimi posti nei valori ‘standard’ dei servizi sanitari offerti negli elenchi stilati dall’assessorato pugliese alla salute. A riprova che il disegno di politici e amministratori regionali sarebbe solo quello di privare la Città di Bari di un polo sanitario scomodo all’interno di un territorio in degrado e periferico che tocca Carbonara, Ceglie, Loseto, Bitonto e Modugno, trasferendo conoscenze e competenze altrove. Un vero “disegno omicida” che, come abbiamo già scritto su queste colonne non molto tempo fa, si scontra col pullulare dei cantieri aperti al suo interno. Come se – in effetti – questo piano fosse non solo frutto di improvvisazione, ma peggio di vero e proprio calcolo. Intanto, tra incubatrici che non entrano nelle sale nuove di zecca a Neonatologia e i cedimenti di pavimenti che mettono a rischio la sicurezza dell’ospedale, si appaltano opere a più non posso all’interno del “Di Venere”, per rifare viali e allestire sale operatorie nuove di zecca che, come detto, restano puntualmente cattedrali nel deserto. Opere di riqualificazione in reparti che subito dopo essere stati ricostruiti – con corsie e macchinari moderni, costosi e luccicanti -vengono immediatamente chiusi e dimenticati, a causa di interventi fatti male o lasciati a metà. In provincia di Bari è accaduto a Monopoli, ma anche a Gioia del Colle e a Putignano, e ora all’interno del vecchio/nuovo ospedale di Bari-Carbonara. L’unico nosocomio dello Stivale –anche questo giova ripeterlo- dove al Centro Prenotazioni i disabili sono costretti a sobbarcarsi code inutili e supplementari, tra proteste cicliche, quanto inutili. La situazione è così da anni, eppure all’Azienda Sanitaria Locale barese, la più grande e importante della Puglia, non gliene importa un accidente. Anzi, prima la cancellazione del reparto della procreazione medicalmente assistita, poi la soppressione d’una trentina di posti letto e quindi il depotenziamento del laboratorio di analisi e della sala parto per pensioni e trasferimenti e la chiusura di Neonatologia. E infine – anche di questo vietato parlarne, naturalmente…- un corposo ‘dossier’ delle RdB basato sulle risposte di dipendenti e utenti per spiegare bene cosa non va nel “Di Venere”, chiuso in chissà quale armadio da oltre un anno…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 4 Febbraio 2015

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