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Fusione in gran segreto: quasi fatta per l’accoppiata aeroportuale Bari-Napoli

“Diciamo le cose come stanno. La Legge 124/2015 meglio conosciuta come Legge Madia di Riforma della PA, ha di recente prodotto alcune riforme, come il Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica. Il comma 3 dell’art. 11 del Dlgs n. 175, vigente dal 23/9/2016 recita: “….con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e finanze, di concerto con il Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione, adottato entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono definiti i criteri in base ai quali, per specifiche ragioni di adeguatezza organizzative, l’assemblea della società a controllo pubblico può disporre che la società sia amministrata da un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque membri, ovvero che sia adottato uno dei sistemi alternativi di amministrazione e controllo previsti dai paragrafi 5 e 6 della sezione VI-bis del capo V del titolo V del libro V del Codice Civile. Ora è chiaro il perché la Regione Puglia avesse voluto che si insediasse in tutta fretta il nuovo CdA di Aeroporti di Puglia. Ma quali sarebbero le ‘specifiche ragioni di adeguatezza organizzative’ che hanno persuaso il presidente Emiliano, e qualche altro suo ‘consigliere’, a non attuare il comma 2) dello stesso Decreto legislativo che, recita invece che: ‘l’organo amministrativo delle società a controllo pubblico è costituito, di norma, da un amministratore unico’. La risposta che Sinistra Italiana e il consigliere/presidente della Commissione Affari Generali e Personale Mino Borraccino provano a dare, sta nell’apprendere che, proprio in questi giorni, nonostante le rassicurazioni ricevute dallo stesso Emiliano sulla fusione tra il gestore degli aeroporti pugliesi, AdP SPA, con il gestore dell’aeroporto di Napoli, Gesac, la Regione Puglia ha invece sempre perseguito l’obiettivo di fondere Aeroporti di Puglia con il grosso colosso finanziario F2i, proprietaria del 70% di Gesac Napoli, del 35,7% di Sea Malpensa e Linate, e del 54,5% di Sagat Torino e con partecipazioni in Sacbo Bergamo e in Sab Bologna. Inoltre F2i da febbraio 2017 è il nuovo azionista di SOGEAAL gestore dell’aeroporto di Alghero. È noto che tra le maggiori partecipate di F2i, figurano Cassa depositi e prestiti, Intesa Sanpaolo, Unicredit, le principali Fondazioni bancarie italiane e Casse di previdenza, oltre che big internazionali come ARDIAN, la cinese ‘China Investment Corporation’ e la ‘Coreana National Pension Fund’. Tutti investitori alla ricerca di rendimenti stabili, discretamente elevati nel tempo, ai quali F2i, fino ad oggi, è riuscito a garantire principalmente grazie agli utili delle sue partecipate. Dal 2001, Aeroporti di Puglia SPA ha sempre avuto conti in ordine e soprattutto bilanci in positivo, senza dover ricorrere a stratagemmi finanziari. Oggi il bilancio di Aeroporti di Puglia equivale a circa 10 milioni di euro di utile. Sarà forse questo che alletta tanto F2i?…noi crediamo non sia solo per questo! Già con la fase di due-diligence ed allo scambio di informazioni aziendali tra AdP ed F2i, avvenute dallo scorso settembre, con la benedizione di Emiliano e soci, la società napoletana GESAC ha promosso, copiando dalla Puglia, la campagna pubblicitaria che ha accreditato la compagnia Irlandese Ryanair quale vettore low-cost per 17 rotte italiane ed europee a partire proprio da marzo 2017, con la previsione di un incremento di circa un milione di passeggeri all’anno per l’Aeroporto di Capodichino, che diventa ufficialmente il ventisettesimo aeroporto di Ryanair in Italia, e sedicesima base italiana per il vettore Irlandese e la società Aeroporti di Puglia, da gennaio 2017, utilizza gli stessi software della napoletana Gesac, per la registrazione dei voli per gli aeroporti di Bari e di Brindisi. A che gioco stiamo giocando quindi? Ci sarebbe piaciuto vedere il presidente della Giunta regionale pugliese impegnato per cercare un partner industriale capace ancor più di migliorare le performance negli aeroporti pubblici, come ad esempio poter sfruttare la pista più lunga di Europa che abbiamo nell’aeroporto di Taranto-Grottaglie, aprendo quindi i voli passeggeri da quello scalo. Invece assistiamo a ragionamenti futuribili sullo spazioporto o come queste alchimie finanziarie, che con il futuro degli aeroporti pugliesi nulla ha a che vedere, ma che somigliano più al tentativo di accreditarsi politicamente nel salotto buono della finanza italiana. F2i è già di fatto con un piede dentro alla società pugliese AdP, tenendo completamente all’oscuro i consiglieri regionali e la II Commissione Affari Generali presieduta dal consigliere Borraccino. Del resto F2i (acronimo per Fondi italiani per le infrastrutture) punta ad aggiungere un quinto tassello al network degli aeroporti italiani. Un tassello doppio, in realtà, perché Aeroporti di Puglia conta sugli scali di Bari e Brindisi, oltre a due senza voli, Foggia e Taranto-Grottaglie. Il fondo partecipato da Cassa depositi e prestiti, Intesa Sanpaolo e Unicredit (tutti al 14,01%) ha già in portafoglio le quote maggioritarie nella Gesac (aeroporto di Napoli, 70% da dicembre 2010) e nella Sagat (aeroporto di Torino, 54,5% da gennaio 2013), cui si aggiungono la partecipazione qualificata nella Sea (aeroporti milanesi, 44,3% da dicembre 2011) e quella nell’aeroporto di Bologna (10%). Sta per prendere il volo il più grande polo aeroportuale del Sud da oltre 12 milioni di passeggeri (6,1 a Capodichino e 6,2 in Puglia tra Bari e Brindisi nel 2015) ma senza farlo sapere troppo in giro, almeno per il momento.

 

 

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 22 Marzo 2017

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