Primo Piano

Fusioni sui servizi idrici nonostante petizioni e referendum…e la Regione che fa?

Siglato il protocollo d’intesa tra la GORI, società per azioni controllata da ACEA SpA, e l’Acquedotto pugliese SpA, o meglio “…una notizia da accogliere senza troppa leggerezza”, così come afferma Francesco Pagliarulo, coordinatore della Rete della Conoscenza Puglia, “ se al contempo si riflette su quelli che potrebbero essere i possibili scenari a seguito della scadenza della concessione del servizio idrico integrato, prevista nel 2018”. Ma cerchiamo subito di capire. ” Sin dal 2009 i sindacati studenteschi, Uds Puglia e Link, si sono fatti promotori sia del referendum sia di campagne di sensibilizzazione al tema dell’acqua pubblica attraverso iniziative rivolte non solo alla comunità studentesca ed accademica, ma a tutti i cittadini pugliesi. Tuttavia, almeno fino ad oggi, non vi è certezza alcuna circa l’assenza di volontà da parte della Regione Puglia di procedere,  con lo scadere del suddetto termine, alla vendita delle azioni di AQP Spa”. E tenendo presente che l’amministrazione Vendola dopo dieci anni di governo è in scadenza di mandato, a Pagliarulo sorprende  non poco “la velocità con la quale l’intenzione di istituire un tavolo tecnico con il Comitato Acqua Bene Comune ha ceduto il passo a quella di costruire uno spazio di confronto con una società per azioni, avendo come obiettivo non più la ripubblicizzazione dell’acqua, bensì quello di valutare l’opportunità di avviare una collaborazione  in attività di natura commerciale”. Insomma, per il coordinatore della Rete della Conoscenza in Puglia l’ente autonomo Acquedotto Pugliese deve essere  ripubblicizzato, deve invertirsi la tendenza all’esternalizzazione che trapela da alcune scelte, come la riduzione del personale, l’aumento delle tariffe e la dismissione del patrimonio. “La Rete della Conoscenza Puglia ritiene necessario ridar vita al processo di costruzione dal basso della proposta di legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, in quanto non più procrastinabile nè il rispetto dell’esito referendario del giugno 2011, nè il rispetto del diritto dell’uomo all’acqua potabile, ex Risoluzione dell’Assemblea ONU del 28 luglio 2010”, conclude Francesco Pagliarulo. Eppure, nel settore idrico, la fusione dell’Acquedotto Pugliese nel Mezzogiorno – secondo molti analisti – aumenterebbe l’efficienza, le dimensioni e risolverebbe anche il problema dell’eccessivo indebitamento migliorando la leva finanziaria, favorendo l’accorpamento di utility nelle regioni meridionali dove la frammentazione è particolarmente alta soprattutto nei settori dell’acqua e dei rifiuti. Migliorare i servizi verso i territori di appartenenza, senza ridurre il personale ma migliorando efficienza e gestione dei costi, però, non può rappresentare il massimo degli obiettivi quando si parla di acqua e suo consumo, un bene pubblico per sua, connaturata natura .

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 8 Aprile 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio