Cronaca

Garantire qualità ai consumatori di olio 100% italiano e prezzo ai produttori

In occasione della giornata mondiale degli ulivi, proclamata dall’Unesco e festeggiata in tutto il mondo il 26 novembre di ogni anno, le organizzazioni di produttori PugliaOlive, Appo e Olearia Aipo, aderenti ad Unaprol, hanno sottoscritto un’intesa di filiera con Chiara Coricelli, amministratrice della “Pietro Coricelli” spa (azienda olearia umbra)alla presenza del presidente di Federolio, Francesco Tabano, e del direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni, per la fornitura di 20mila quintali di olio extra vergine di oliva ‘Made in Italy’. L’intesa – secondo quanto riferito in una nota di Coldiretti Puglia – è il primo passo di una collaborazione, tra le citate Organizzazioni di produttori e la “Coricelli” Spa – che avrebbe come obiettivo garantire la sicurezza e la diffusione dell’olio italiano al 100%, stabilizzando le condizioni economiche della vendita. “L’olivicoltura italiana – ha dichiarato l’amministratrice della “Coricelli” spa di Spoleto (Perugia) deve riguadagnare competitività”. “Per questo – ha spiegato Chiara Coricelli – serve creare interconnessione e integrazione tra industria e agricoltura ed è necessario lavorare insieme per rispondere in modo adeguato alle moderne esigenze dei consumatori, in termini non solo di qualità ma anche trasparenza, valorizzazione e salvaguardia delle risorse naturali”. “Questo accordo – per Coricelli – ha una valenza enorme perché per la prima volta l’industria non è il nemico, questa è la prima azione concreta per legare il mondo agricolo, l’industria e la distribuzione e per creare una filiera di valore”. “Noi vogliamo essere in prima fila in questo nuovo scenario, – ha concluso l’amministratrice dell’azienda di commercializzazione olearia umbra – ci facciamo portavoce dei produttori e lavoreremo insieme a loro con un obiettivo comune”, ossia “valorizzare l’olio 100% italiano”. Il contratto partirà con la campagna olivicola in corso e avrà durata triennale proprio per garantire la stabilità e la sostenibilità economica degli imprenditori agricoli aderenti al contratto di filiera attraverso l’adesione alle predette Organizzazioni di produttori. Infatti, i quantitativi di produzione stabiliti in fornitura e la tracciabilità di filiera è prevista una maggiorazione del prezzo anche in base a precisi parametri qualitativi. Si tratta – ha spiegato Coldiretti Puglia – di uno degli accordi rientranti nella strategia economica di Coldiretti, PugliaOlive e Unaprol per dare un percorso di futuro e stabilità agli olivicoltori e ai frantoiani pugliesi. Inoltre, la riconoscibilità sul mercato del prodotto commercializzato in virtù di quest’accordo sarà garantita dalla presenza del marchio: “Firmato dagli agricoltori italiani”, che rappresenterà una garanzia per il consumatore sia per la tracciabilità del prodotto, quale 100% italiano, sia per l’adeguata remunerazione agli olivicoltori della materia prima fornita. L’ulivo in Puglia – ha ricordato Coldiretti – è presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato, con 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia. Infatti, in base a questo dato, l’olivicoltura pugliese è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di Plv (Produzione lorda vendibile) di olio extravergine di oliva. La coltivazione dell’olivo è la più estesa del territorio pugliese (64% della superficie agricola utilizzata regionale) ed interessa ben 148.127 aziende (43% del totale). Un patrimonio – ha concluso Coldiretti – minacciato dai cambiamenti climatici, ma anche dalle oscillazioni produttive e dall’emergenza Xylella, che ha intaccato il patrimonio olivicolo di Lecce, proseguendo indisturbata il cammino di infezione a Brindisi, Taranto, arrivando fino alla provincia di Bari. Sta di fatto – ha rilevato qualche addetto pugliese del settore – che le intese tra Op (Organizzazioni di produttori) ed aziende confezionatrici non sono affatto una novità per il comparto oleario pugliese, poiché sono già state sperimentate in passato, ma con successi effimeri e comunque temporalmente limitati. Insomma, si tratterebbe di rimedi contingenti alla crisi del comparto olivicolo ed oleario pugliese. E che, invece, sarebbe strutturale, a causa di un ampio deficit di programmazione (riveniente dal passato) del comparto agricolo nazionale. Un deficit – si rileva da più parti nel modo olivicolo pugliese – ancora oggi non risolto adeguatamente, sia da parte delle Autorità di governo dell’Agricoltura che delle associazioni rappresentative di produttori ed imprese operanti in questo importante settore economico nazionale.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 27 Novembre 2021

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