Geisha non vuol dire escort
Molto comuni tra XVII e XIX secolo, le geishe vanno scomparendo (si stima che non siano più di un paio di migliaia quelle ancora in attività a Tokio e Kyoto, dove per lo più fanno da attrazione turistica). Ciò che invece non scompare è il radicato luogo comune e tutto di marca occidentale che nella geisha vuole vedere solo una raffinata donna di piacere. Nulla di più falso. Troppo difficile da questa parte del mondo cogliere la complessità di valori che ruota intorno a queste ‘artiste’ della compagnia e dell’intrattenimento e le cui ‘prestazioni’ solo incidentalmente riguardano il sesso (fuori luogo è anche avvicinare la geisha alla nostra escort). L’equivoco è frutto dell’approccio puramente esotico che la nostra cultura ebbe col mondo giapponese quando quest’ultimo nella seconda metà dell’Ottocento spezzò il lungo isolamento politico e commerciale. Ciò non toglie che nelle più esclusive case di piacere dell’Inghilterra vittoriana geishe abbiano fatto fuggevole apparizione. Il caso è considerato in ‘L’ho chiesto alle stelle’ l’ultimo romanzo di Barbara Buttiglione edito da L’Erudita un mese fa : Nel 1885, a Londra, Mizuko (‘figlia dell’acqua’), già geisha a Kyoto e protetta dell’ambasciatore Takashi a Londra, alla morte di questi si ritrova per necessità in casa di Madame La Fleur, tenutaria d’alto bordo. Lì, l’incantevole fanciulla fa conoscenza col Colonnello Worthington ed è amore a prima vista. Appena cominciata, la ‘carriera’ di Mizuko è già giunta al termine : la geisha ha trovato il suo uomo. Ma le loro strade si dividono subito : Lui parte per una missione segreta. A questo punto la storia assume cadenze da romanzo d’avventura… ‘L’ho chiesto alle stelle’ è una storia d’amore che ha il colore della fiaba e che viene raccontata con chiarezza livellata, senza guizzi. Palese il piacere di narrare, di prendere per mano il lettore e condurlo nei meandri della vicenda (ricorrenti i richiami : devo invitarvi cari lettori a.., immaginate… come sapete…, ricorderete… avrete di certo compreso… sarete certamente in grado di figurarvelo…). Suddiviso in brevi capitoli, ‘L’ho chiesto alle stelle’, si immette presto su un percorso a doppio binario e ciò avviene quando vicissitudini separano i protagonisti. La narrazione procede allora in modo ondivago sintonizzandosi a pendolo su piani differenti, prima che nel finale Mizuko e Worthington tornino a condividere la scena. Una storia raccontata nel dettaglio, anche al prezzo di qualche lungaggine, che – non fosse per i richiami (peraltro assai pudichi) al sesso – ricorda certa narrativa un tempo in auge e riservata a lettori di giovane età.
Italo Interesse
Pubblicato il 3 Gennaio 2019