Cultura e Spettacoli

Gekkonnidi, altri ‘migranti’ pugliesi

In un articolo a firma di Pierfrancesco Carcassi apparso due settimane fa sul Corriere del Veneto, si parlava degli animali selvatici che trovano rifugio nei centri urbani, in parte cacciati dal loro habitat a causa dei fitofarmaci e delle  monoculture e in parte attratti da temperature più miti, dall’assenza di predatori e dalla facilità di alimentarsi. In questo modo volpi, scoiattoli, faine, tassi prendono crescente confidenza con le città. Non bastassero i mammiferi, ecco anche i rettili. Qui l’autore dà voce a Nicola Novarini, erpetologo del Museo di Storia Naturale di Venezia, il quale a proposito di gechi, di cui la piazza di Mestre “ospita un buon numero” precisa : “Sono probabilmente arrivati dal Sud Italia uova o individui adulti attraverso le spedizioni di piante, oppure con i treni merci. Infatti la stazione di Mestre vanta una buona popolazione di una seconda specie d’origine pugliese. La terza specie, invece, è concentrata all’Arsenale di Venezia, dove i primi sono stati visti negli anni sessanta”. Sorvolando sull’involontario modo di equiparare questi animaletti ad invasori venuti dal Mezzogiorno con modalità da clandestini, cosa si intende per gechi d’origine pugliese? In Puglia esistono tre varietà di  Gekkonidi (questo il nome della famiglia di rettili cui appartengono i gechi) : il Geco Comune (Tarentola mauritanica), quello Verrucoso (Hemidactylus turcinus) e quello di Kotschy (Cyrtopodion kotschyi).  Il primo, chiamato anche Tarantola muraiola è il più grande dei tre ; le prominenze coniche del dorso che gli conferiscono l’aspetto un po’ mostruoso hanno la funzione di renderlo meno appetibile agli occhi dei predatori. Il Geco Verrucoso è più piccolo di quello Comune. Si presenta meno tozzo, con una livrea più chiara e tendente al rosa con puntini bianchi e neri (il che gli consente una maggiore capacità mimetica) ; la coda, soprattutto negli esemplari giovani, è lunga e segnata da anelli chiari e scuri alternati ; è prevalentemente notturno. Infine il Geco di Kotschy, che è il più piccolo dei tre. Molto simile alla lucertola, ha linea slanciata e abitudini diurne ; il dorso talvolta è attraversato da bande. Ad accomunare i gechi di Puglia è la credenza, una volta particolarmente diffusa nel leccese e nel tarantino, che, oltre ad aracnidi e serpi, anche questi micro-sauri  potessero col solo sguardo ammaliare le loro vittime, produrre in esse lo stesso effetto del morso della tarantola. Tutte chiacchiere, naturalmente, come la capacità del geco di creare gonfiore nelle mani di chi li tocca, di avvelenare chi morde, di sporcare irrimediabilmente le lenzuola in cui vengano scovati… In realtà si tratta di creature innocue e timide, utilissime per il gran numero di insetti nocivi di cui si nutrono e tendenzialmente fuggitive quando entrano in contatto con l’uomo.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 31 Ottobre 2017

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