Cultura e Spettacoli

Gervasio diede musica alla fontana

Anni fa, tramite un sondaggio, si cercò di stabilire quale fosse o fosse stata la trasmissione televisiva RAI di maggior successo. Erano in lizza cose come Lascia o raddoppia, Studio 1, Portobello, Fantastico, Quelli della notte, Chi l’ha visto e Domenica in. A sorpresa s’impose ‘Carosello’. Andato quasi ininterrottamente in onda dal 3 febbraio 1957 al 1° gennaio 1978, Carosello fu un contenitore di sketch comici – da quattro a sei – sullo stile del teatro leggero seguiti da messaggi pubblicitari. Secondo le rigide regole del tempo l’elemento narrativo, un ‘corto’ della durata di un minuto e 45”, doveva essere estraneo e ben separato dalla comunicazione pubblicitaria, ovvero il ‘codino’ della durata di 30”. Il successo del format fu merito della qualità delle maestranze impiegate : registi di fama (Emmer, Avati, Fellini, Pasolini, Pontevorvo…) e attori tra i più rappresentativi del teatro italiano : Albertazzi, Calindri, Cervi, Fabrizi, Gassman, Lay… Carosello arrivò ad incidere talmente nel costume degli italiani da rappresentare la linea di demarcazione fra età adulta e infanzia : Dopo Carosello ai bambini era fatto obbligo di andare a dormire, il che apriva la serata televisiva destinata al pubblico dei ‘grandi’. A distinguere Carosello e mantenerne memoria vivissima tra chi è nato prima degli anni Settanta ha contribuito certamente la capacità di presa della sigla d’apertura. Essa consisteva inizialmente nella riproduzione per disegni animati di un teatrino simile ad una ‘baracca’ per burattini il cui sipario si scostava per dare il ‘la’ agli spot in programma. Nel 1962 la sigla venne rinnovata per mezzo di quattro siparietti in successione nei quali erano rappresentati con disegno a tempera scorci noti di quattro città italiane : Venezia (Ponte di Rialto), Siena (Piazza del campo), Roma (Piazza del Popolo) e Napoli (Fontana del Gigante – nell’immagine). Lo scorrere di queste immagini era accompagnato dalla trasposizione per orchestra di una tarantella napoletana risalente al 1825, raccolta da  Vincenzo De Meglio che la battezzò ‘Pagliaccio’ e poi rielaborata da un compositore barese, Raffaele Gervasio (1910-1994) il quale la ribattezzò prima ‘Commedianti’ nel 1957 e, dopo una seconda revisione, ‘Menestrelli’ nel 1961. Le due versioni, entrambe per orchestra, si differenziano per l’impiego di organici strumentali differenti (‘Menestrelli’ prevede un organico più brillante di ‘Commedianti’). La chiusura del programma, salutata con dispiacere da una parte dei telespettatori, fu causata da vari fattori: in primo luogo il mercato pubblicitario italiano si stava trasformando in senso più moderno e dinamico, in subordine anche il pubblico stava cambiando, sicché la comunicazione commerciale basata su presupposti apertamente didascalici quando non addirittura ‘pedagogici’ aveva fatto il suo tempo.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 3 Febbraio 2023

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