Giacomino era ‘pugliese’?
La Scuola Siciliana fu una corrente filosofico letteraria che su sviluppò in Sicilia nella prima metà del XIII secolo presso la corte di Federico II di Svevia. Stando al manoscritto Vaticano Latino 3793, che ne elenca i componimenti, i poeti di quella Scuola, furono venticinque. Tra essi compare un Giacomino Pugliese, autore di sette ‘canzoni’ e un ‘discordo’ (tipo di componimento di origine provenzale le cui stanze discordano l’una dall’altra per struttura, ritmo, melodia e (a volte) lingua. La produzione del ‘Nostro’si avvicina alla tradizione giullaresca. Di recente, è stato scoperto da Giuseppina Brunetti (“Il frammento inedito ‘Resplendiente stella de albur’ di Giacomino Pugliese e la poesia italiana delle origini”, Tübingen 2000) un frammento della canzone Ispediente /stella d’albore, che viene ora considerato la più antica attestazione documentaria della Scuola poetica siciliana. Per le caratteristiche metriche e formali e i riferimenti al canto e alla danza, la critica moderna avvicina la produzione di Giacomino alla tradizione giullaresca. Ciò detto, chi fu Giacomino Pugliese, era egli originario della nostra terra? Non esistendo alcun documento che nomini un ‘Giacomino Pugliese’ quale autore di componimenti lirici, a corte o fuori del Regnum, uno studioso (Francesco Torraca) si spinse a indicare nel poeta il nobile campano Giacomo di Morra, figlio del Gran Giustiziere Enrico, potestà di Treviso sotto Federico II e in seguito Vicario Generale del Duca di Spoleto. La relazione fra i due personaggi il Torraca la costruisce sull’accezione negativa che il termine ‘apulus’ aveva a quei tempi, indicando all’occorrenza l’uomo sleale e bugiardo ; in questo caso aveva un preciso significato dare del ‘pugliese’ a chi – ed è il caso del Morra – congiurò a danno dell’Imperatore, il quale gli diede del ‘proditor’. Ma un altro studioso (il Contini) restringe l’analisi al solo valore ‘geografico’ di quel ‘pugliese’, pur non lasciandosi condizionare dalla connotazione ‘regionale’ del termine. Se nella geolinguistica medievale, ‘apulus’ indicava il meridionale continentale (un non-isolano, insomma), Giacomino non era necessariamente pugliese. Perché poi la Puglia e non la Lucania o la Campania ispirasse a Palermo (dove Federico aveva la sua corte) questa idea di ‘continentalità noi lo spiegheremmo con l’essere la nostra di tutte le regioni meridionali quella più lontana dalla Sicilia. In conclusione, fosse nato nel foggiano oppure venisse dal Molise, Giacomino incarnò la figura dell’eterno migrante. Per un artista del Mezzogiorno, allora più di oggi, abbandonare la periferia del Regno verso più saldi punti di riferimento culturali (una corte o una capitale) era essenziale condizione di sopravvivenza.
Italo Interesse
Pubblicato il 15 Maggio 2013