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Gigi Garzya: “Franco è stato uno dei migliori portieri italiani nella sua epoca”

Già nove anni sono trascorsi dalla scomparsa di un grande uomo, padre di famiglia, e forse uno dei migliori portieri italiani, per un decennio dagli inizi degli anni Novanta fino al Duemila, vestendo le maglie in quel periodo, due volte Foggia, la Lazio, il Bari per tre stagioni ed il Napoli. Il primo ad usare i piedi come se fosse un portiere brasiliano, abile nel colpo di reni ed anche uno dei migliori di sempre nell’uno contro uno, anche di fronte ai più grandi centravanti che ha incontrato, giocando soprattutto con la maglia del Foggia di Zeman e con mister Fascetti. Lui che sembrava parasse a ritmo di musica reggae, che amava e suonava nel suo tempo libero, sposato con Chiara Carpano, padre di Francesco Pio ed Alessandro. Mancini, inoltre con il /Foggia, dove ha ricoperto anche il ruolo di preparatore dei portieri e gli hanno intitolato la curva nord, ha centrato la sua striscia più lunga di imbattibilità in serie A, nella stagione 94’-95’ per ben cinque giornate (492 minuti esatti). Ne abbiamo parlato per omaggiarlo con un suo stretto amico e suo capitano nell’esperienza barese, ovvero con Luigi detto ‘Gigi’ Garzya, il quale per un biennio (dal 98’ al 2000) ha indossato la fascia da capitano del Bari di Fascetti, oltre ad averci giocato per quattro stagioni.

Sono trascorsi nove anni dalla sua scomparsa, quanto ti manca Franco e che vuoto ti ha lasciato?

Manca particolarmente perché quando giocava a Bari stavamo sempre insieme in campo e fuori. Amicizia, oltre al campo. Ci siamo frequentati, fatto le vacanze all’estero e stavamo sempre insieme. Lui amava il reggae, eravamo davvero amici, Mi manca tanto, di una bontà unica. Lascia un vuoto incolmabile perché a quell’età… Non si può andare via così.

Svelaci qualcosa che vi ha legato maggiormente.

Stavamo sempre insieme, vivevamo in simbiosi. Ci frequentavamo con le famiglie, lui poi era un giocherellone. Inizialmente non andavamo d’accordo. Poi è scoppiata questa simpatia e ci siamo capiti, e difesi sempre. Ve ne potrei raccontare tante, di scherzi anche, ma ripeto Franco era un bonaccione, e quando si scendeva in campo, un guerriero, diventava ed aveva una carica incredibile, restando sempre sul pezzo per tutta la gara”.

Il tuo Bari, puntualmente in quel periodo quando incontrava l’Inter si esaltava e faceste anche da arbitro dello scudetto 97/98. Che ricordi conservi?

Franco in quei tre anni è stato uno dei migliori portieri italiani, davanti aveva una difesa rocciosa, noi, ma quando passavano lui alzava la diga. Fenomenale nell’uno contro uno, per colpo di reni e visione. Bravissimo con i piedi, superfluo dire altro di lui. Era davvero fortissimo. L’Inter? Nell’anno che vinsero la Coppa Uefa, vennero qualche giorno dopo, consapevoli però che dipendevano anche dal risultato della Juve, all’andata li avevamo già battuti; passarono in vantaggio con Ronaldo che saltò con la sua solita finta, anche Franco Mancini. Ma negli ultimi cinque minuti, la ribaltammo con un grandissimo Nicola Ventola ed il compianto Phil Masinga, anche lui scomparso troppo presto. Eravamo una squadra che poteva ambire a piazzamenti importanti, e sono passati giocatori come Zambrotta, Perrotta, poi divenuti Campioni del Mondo, ma anche Ingesson e tanti altri”.

Un messaggio ai figli di Franco

Ragazzi, avete avuto un papà straordinario che continua a vegliare su di voi da Lassù. Siate orgogliosi di aver avuto un padre così, un numero uno sul campo e di esempio anche fuori, una persona davvero straordinaria e vi abbraccio idealmente”.

M.I.

 


Pubblicato il 31 Marzo 2021

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