Cultura e Spettacoli

Giochi d’improvvisazione a teatro

L’ultimo appuntamento con Teatro Bravòff  3.0, la rassegna in corso al Teatro Bravò a cura di Stefano Murciano, ha visto in scena cinque attori della Scuola Nazionale d’Improvvisazione Teatrale di Lecce. ‘Improgames’, questo il nome dello spettacolo portato in scena, non contempla ovviamente un copione. Gli interpreti lanciano esche in platea, raccolgono il pescato (semplici parole-spunto) e dallo stesso attingono materiale per brevi performances. Una cosa che richiede prontezza, fantasia, tecnica e duttilità camaleontica. Tutte doti messe in evidenza dai bravi Fabio Musci, Francesco Mauro, Eleonora Loche, Valentina Galeandro, Bruno De Gaetano, Paolo Paticchio e Giampiero terranova. Quanto divertimento in platea lo scorso fine settimana al teatro di via Stoppelli. Per un pubblico in cerca di divertimento epidermico, uno di quegli svaghi che si prestano ad un consumo rapido e che non lasciano traccia mnemonica oltre le due ore, ‘Improgames’ è formula che funziona. Certo, il teatro è altra cosa, tuttavia anche l’improvvisazione, almeno a certe condizioni, merita rispetto. Pur intriso di quello spirito caricaturale, autoironico, dissacrante e goliardico che contagia le comitive in gita o che agita gli animatori da villaggio turistico, ‘Improgames’ non nega spazio a qualche acuto interessante. Macina risate, però, solo fin quando lo spettacolo scoppietta. Appena il ritmo cala e si creano vuoti o appena il ‘gioco’ prende troppo i ’giocatori’ e il riso scappa loro da tutte le parti, ecco la formula mostrare i suoi limiti. Resta comunque l’alta considerazione in cui va tenuta la raffinata metodologia (insospettabile in tanta apparente casualità) che fa da collante a questa industria di colpi d’ala e trovate geniali, di furbate ed espressioni di buon mestiere (efficace la riproduzione in più salse – soap, pulp, sceneggiata… – del pomeriggio appena trascorso da due malcapitati spettatori). Prossimo ed ultimo appuntamento di rassegna, 11 e 12 dicembre con ‘Giordano Bruno, l’eretico furore’, con Francesco Tammacco, Federico Ancona, Pantaleo Annese e Betty Lusito ; regia di Francesco Tammacco (compagnia Il Carro Dei Comici, Molfetta). All’apertura del sipario l’anima di Giordano Bruno appena “tracimata” da un corpo carbonizzato prende a rivivere e a raccontarsi. Fino al capovolgimento rappresentativo nel quale lo stesso Bruno, immedesimandosi negli inquisitori, giudica sé stesso bruciando per sempre il dubbio d’essere morto invano. Essere Giordano Bruno, questo “l’imperativo categorico” che lo spettacolo di Tammacco “impone”. Essere Giordano Bruno vuol dire “ardere d’eroico furore, volare col fremito di un pensiero libero… significa avere dentro sé il senso della parola, della filosofia e della teologia”. “Una Messa, un Oratorio e un Rito” è quanto Tammacco intende offrire.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 1 Dicembre 2015

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