Giornata della Donna, oasi resistenti
E un altro 8 marzo è andato sprecato anche a Bari. A parte qualche eccezione dove eroicamente si è parlato di Giornata, altrove è stata la solita, prevedibile Festa. Dappertutto fidanzatini e mariti carichi di mimose, diretti a passo svelto verso compagne e mogli in attesa come creditori implacabili. Quanto agli eventi, il più prevedibile campionario di mascherate (la coincidenza col martedì grasso) e serate in tema. Ma in mezzo alla banalità di spogliarelli maschili, di cene al femminile con attrazione (Nando del Grande Fratello) e di mimose ostentate quanto pretese all’occhiello di ragazzine, giovani e donne mature, dicevamo, non sono mancate oasi ‘resistenti’. A Valenzano la Compagnia del Mulino, nell’ex Ludoteca Comunale, ha organizzato “Femminile plurale – la scrittura al femminile”, una serata di letture edificanti. Per i Mercoledì Letterari, allo Sheraton, Daniela Padoan ha parlato del coraggio delle donne, a partire da quelle di Plaza de Mayo. A Bitonto, al Traetta, per la nona edizione del Festival Vd’A è andato in scena – fuori concorso – uno spettacolo di teatro-danza prodotto da Teatro della Centena e Res Extensa, “Anime rubate” nasce da un’idea di Stefano Masi, che Maurizio Argàn sviluppa con Elisa Barucchieri ed Anna Moscatelli. Due miti contemporanei dell’essere donna (la Monroe e la Callas) sono come tenute in scacco da una terza icona femminile del secondo Novecento, quella Jaqueline Bouvier che, rimasta vedova di Kennedy (conclamato amante di Marylin Monroe), sposò l’infausto Onassis, già secondo marito (e distruttore) della grande soprano greca. Una messinscena accuratissima, solenne, che ha il sapore dell’epitaffio. E’ “Anime rubate” una riflessione sulla solitudine della donna di successo che procede come in punta di piedi, tra gli spazi e i silenzi vasti d’un immaginario luogo di culto. La luce, centellinata da Franz Catacchio, irrora una scena plumbea che solo nel finale si accende. E l’azione ha luogo in questo regno delle ombre, che non si sa se interpretare come il mesto habitat del post mortem o l’annuncio in vita del declino prematuro. Particolarmente avvincente la rievocazione di Marylin che trae spunto dall’ultimo set fotografico a firma di Bert Stern dove la Monroe sembra incubare il preavviso dell’ineluttabile. Splendida la Barucchieri nel suo avvolgersi fra collane chilometriche come fra i lacci inestricabili di un rete tesa ad acciuffare un innocente cerbiatto. – La voce di Jaqueline Kennedy è di Elena Bucci. Aiuto Regia, Alessandro Carli. Costumi di Simonetta Galassi, Res Extensa e Stefano Masi.
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Pubblicato il 10 Marzo 2011