Cultura e Spettacoli

Giulio e Serse: pedali e sfortuna

Spesso nelle famiglie che possono vantare una star dello sport un fratello vive all’ombra di quello più fortunato condividendone la passione. Questa assenza di fortuna può rivelarsi fatale se si pratica una disciplina pericolosa. Il ciclismo, per esempio. Il 16 giugno del 1936, ottant’anni fa, moriva tragicamente Giulio Bartali, fratello minore del grande Gino. Due giorni prima, sul circuito di Firenze, sotto una pioggia battente, Giulio stava correndo la Targa Chiari, una gara valida per il campionato regionale. Lungo la discesa che riportava i corridori in città, forse a causa della scarsa visibilità o dell’imperizia del servizio d’ordine, una Balilla si immetteva sul percorso. A farne le spese fu Giulio. Lo ricoverarono privo di conoscenza all’ospedale di Santa Maria Nuova con fratture alla spalla, al bacino e alle costole. Morì due giorni dopo senza aver ripreso conoscenza. Non aveva neanche vent’anni. Per Gino fu un colpo così duro da fargli accarezzare l’idea di abbandonare il ciclismo. Per molti anni il campione si sarebbe recato anche di notte al cimitero del loro paese natale per raccontare al fratello le sue imprese… La tragedia di casa Bartali ebbe un sinistro seguito in casa Coppi quindici anni dopo. Più piccolo di tre anni del più celebre Fausto, Serse Coppi  correva a sua volta da professionista. Il 29 giugno del 1951, al Giro del Piemonte, durante lo sprint finale Serse infilò con la ruota un binario del tram, cadde e picchiò il capo a terra, in Corso Casale a Torino, a poche centinaia di metri dall’arrivo al Motovelodromo. Malgrado la botta si rialzò, con la borraccia si diede una sciacquata alla ferita e, tornato in sella, concluse la gara (vinta da Gino Bartali). Le conseguenze dell’incidente non sembrarono in un primo momento gravi. Ma dopo essere rientrato in albergo Serse venne colto da dolori violentissimi al capo, quindi perse i sensi. Lo trasportarono alla clinica Santrix, dove disposero subito un’operazione al cranio. Questa però non poteva cominciare se prima non arrivava dall’Ospedale Le Molinette la necessaria sacca di sangue. La sacca arrivò troppo tardi e lo sfortunato ciclista morì dopo le 20:00 dello stesso giorno. Anche qui Fausto, sconvolto dalla grave perdita, meditò di chiudere la carriera. Lo convinsero a ripensarci. Sia pure con la morte nel cuore il Campionissimo disputò il suo ennesimo Tour. Particolare che avvicina le due tragedie, Serse e Fausto coppi riposano vicini nel cimitero del loro paese natale, Castellania, in provincia di Alessandria, così come i fratelli Bartali, seppelliti a un metro di distanza a Ponte a Ema, nel fiorentino.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 16 Giugno 2016

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