Cultura e Spettacoli

Giuseppe e la Tavola dei Tredici Santi

Non fosse sopravvissuta la tradizione della zeppola (col rinforzo della recente istituzione della Festa del Papà), chi più si accorgerebbe del 19 Marzo, ora che questo glorioso nome va scomparendo dai registri anagrafici? E invece una volta San Giuseppe era festa davvero, motivo di imponenti adunate famigliari, occasione per rispolverare usi secolari, come l’altarino, il falò, la tavola dei Tredici Santi… Il piccolo altare veniva allestito sfruttando una mensola, o in mancanza il ripiano di un comò, su cui la padrona di casa stendeva un lenzuolo ricamato. Una volta sistemato il quadro del Santo, intorno vi si disponevano fiori e candele in quantità. Ad una certa ora della sera le donne di famiglia e quelle del vicinato si raccoglievano davanti all’effigie del Santo per recitare le litanie ‘approvate’ (si tratta delle litanie approvate da papa Pio X con decreto della Congregazione dei Riti del 18 marzo 1909). – Il falò era allestito preferibilmente negli spazi antistanti le chiese. A formare la catasta concorreva tutto il legname (erano bene accetti anche sedie rotte e mobili tarlati) che i fedeli, e i ragazzi soprattutto, rastrellavano questuando di casa in casa. L’accensione aveva luogo al calare del buio. Quando la catasta si era quasi consumata e i carboni erano ardenti, la gente raccoglieva quei tizzoni dentro contenitori in rame e li portava a casa : era il fuoco benedetto di San Giuseppe che nei giorni a seguire avrebbe alimentato caminetti e bracieri. La mattina dopo i contadini che si recavano al lavoro raccoglievano la cenere per spargerla ai piedi degli alberi ; si riteneva propiziasse il raccolto. – Infine la Tavola dei Tredici Santi. Un tempo, nel giorno di San Giuseppe, anche le famiglie meno ricche usavano allargare la propria tavola ai poveri. Essi dovevano essere in numero di tredici, poiché tanti erano stati i commensali all’Ultima Cenasi. Una volta preso posto, ciascuno assumeva il nome di uno degli apostoli e lo manteneva con gioia conviviale sino al termine. Alla fine del pranzo, dopo un breve momento di preghiera, i ‘Santi’ portavano con sé quanto era avanzato di quel desco così ricco. Tutte cose sepolte. Rimane la zeppola, che da noi, quando non al forno, andrebbe fritta nello strutto. E invece adesso si usa l’olio d’oliva. Non bastasse, ora l’industria sforna solo impasti surgelati. E allora anche la peggiore delle casalinghe o il più pigro dei pasticcieri possono farcire l’impasto scongelato con un crema preparata alla garibaldina sciogliendo il contenuto di una bustina nell’acqua o nel latte a seconda dei casi, aggiungere un’amarena disidrata sotto vuoto e voilà, la zeppola! … Povero San Giuseppe. – Nell’immagine, ‘San Giuseppe col Bambino Gesù’, olio su tela di Guido Reni, 1635. 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Marzo 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio