Giuseppe Fava, ancora un ‘Giusto’
Scrittore e giornalista nemico di compromessi e connivenze, Giuseppe Fava pagò con la vita il coraggio di denunciare il sistema mafioso. Scrisse molto per il teatro. Una delle opere più belle, ‘Ultima violenza’, è stata in cartellone fino a sabato scorso alla Vallisa. Portato in scena dalla Compagnia DautorE, per la regia di Ernesto Marletta, il dramma è stato salutato al termine da un lunghissimo battimani. Un successo meritato. Fava firma un meccanismo drammaturgico implacabile che afferra e inchioda lo spettatore. Dal canto suo il bravo Marletta esalta le migliori doti del testo. L’allestimento, che fa della platea il settore di un’aula bunker riservato al pubblico, assicura a quest’ultimo un appassionante effetto-presenza. Sintomatico di questa sensazione è il fatto che nessuno spettatore abbia applaudito prima del termine, per quanto il lavoro di Marletta e compagni gli abbia offerto numerose occasioni ; segno che il pubblico, assolutamente preso dall’intensità della messinscena, si è comportato esattamente come in tribunale… Ben diciassette le persone in scena tra carabinieri in mimetica, testimoni, imputati, procuratori e Presidente di Corte. Una piccola folla che in mezzo a sgradevoli suoni di ferraglia (le manette, le catene, la gabbia degli imputati…) si muove con inquietante credibilità all’interno di un ambiente ben ricostruito da Tiziana Rana e che si avvicenda in scena secondo cadenze tipicamente processuali. Parole di fuoco e ritmi serrati segnano dialoghi tesi. Un confronto verbale sottile e tagliente – e di cifra un po’ cinematografica – nel quale brilla il mestiere di Ernesto Marletta, che in scena dà vita al personaggio dell’avvocato Bellocampo, alla cui ambiguità (salvo comprendere nel colpo di scena finale le ragioni di tale ambiguità) si oppone il rigore dignitoso del Procuratore, interpretato dal non meno bravo Pino Matera ; degna di menzione anche l’interpretazione del vigoroso Armando Merenda nei panni di un onnipotente boss. ‘Ultima violenza’ piomba sul pubblico con una violenza psicologica che non si dimentica. Questa forza invincibile del Male annichilisce e sollecita gravi interrogativi. Basta essere (veri) cristiani per porre argine a questo muro di violenza e abiezione o bisogna per forza evolvere in Martiri?… E la Legge è sufficiente a proteggere gli onesti? Diecimila anni di Storia dimostrano il contrario. Ma l’alternativa rimane solo la legge del più forte… I sacrifici di Fava, dei ‘Fava’ e degli altri Giusti che spesso in silenzio e lontano dal clamore mediatico si consacrano al culto della Giustizia indicano che non esiste altra strada oltre quella segnata dalla seppur fragile Legge della solidarietà umana. Sappiamo cosa ci riserva il futuro? Sperare resta lecito.
Italo Interesse
Pubblicato il 29 Aprile 2015