Cultura e Spettacoli

Giuseppe, l’amico di teatro

 “Per donna sola” è una delle ultime cose scritte da Giuseppe Solfato prima di scomparire. Autore prolifico, Solfato è stato dei drammaturghi baresi quello che meglio ha saputo dipingere la solitudine femminile. Atto unico, “Per donna sola” esemplifica questo concetto avvolgendolo di una baresità opportuna, affatto posticcia o furba. Da sempre affidato all’interpretazione della solita, intensa Marisa Eugeni, “Per donna sola” suona come omaggio all’aspetto più nobile di una condizione sociale subalterna. E’ quanto ha potuto apprezzare il pubblico che giovedì sera affollava la Vallisa in occasione del secondo appuntamento con ‘L’uomo per  la parola’, rassegna spettacolare che si inserisce nel cartellone dell’Auditorium Diocesano.  Talì, una popolana barese senza età (ha poca importanza che a un certo punto risponda al telefono), vaiassa e ricca di un pathos ancestrale, spalanca il forziere del cuore e fa l’inventario. Il suo forziere è una grezza cassa di legno. E’ il suo carro di Tespi? Viene piuttosto da pensare alle bag-ladyes, le straccione senza fissa dimora che dentro un carrello da ipermercato si portano dietro tutto il necessario (coperta, cartoni, cibarie) per consumare un quotidiano errabondo e misero. Insieme a quegli scarti, chissà quale campionario di sentimenti e di schegge di vissuto si nasconde. Così, in mezzo alle pezze di Talì scalpita una parata di simulacri di vita in attesa d’una occasione per trovare voce. L’occasione l’offre a Talì il bisogno – divenuto insopprimibile a un certo punto della vita – di protestare una solitudine che oltraggia chi la prova. Il colore del testo e il calore della Eugeni hanno una volta di più costruito ragione di spettacolo e riflessione. A spettacolo finito abbiamo domandato all’interprete un ricordo di Giuseppe Solfato : “Lo ricordo come un caro amico. Abbiamo lavorato per anni, sempre in armonia”. – Cosa le raccomandava Solfato a proposito di ‘Per donna sola’? – “Di lavorare soprattutto sulla musicalità della parola e del gesto. Spero di esserci riuscita stasera”. – Come vive personalmente  questo testo? – “Di tutti i lavori di Solfato che ho interpretato, e sono tanti, questo è quello che più mi coinvolge. Ogni volta mi prende emotivamente e al di là della finzione scenica”. – C’è qualche lavoro di questo autore che lei ancora non ha interpretato? – “Beh, esistono molti inediti di Solfato che attendono di essere considerati, per esempio quelli realizzati con i suoi alunni. Allo Scacchi, dove Giuseppe ha insegnato per tanti anni, dopo avergli intitolato la Biblioteca, ora vogliono dedicargli una giornata. Sarà l’occasione per fare il punto sulla sua produzione, per inventariare le cose rimaste nel cassetto”. In conclusione, Marisa, quale la ragione del suo successo nel repertorio di Giuseppe Solfato? – “Credo lo straordinario feeling che ci legava. Come riusciva lui a cavare da dentro me certe cose non c’è riuscito nessuno. Forse un drammaturgo come lui non lo troverò più”.
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 


Pubblicato il 20 Febbraio 2011

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