Giuseppe Moro, il numero uno ‘esagerato’
Brillava sui calci di rigore. Su un totale di 63 tiri dal dischetto riuscì a neutralizzarne 46, considerando sia quelli parati, sia i palloni tirati a fondo campo (era un drago nell’arte di indurre in errore gli avversari fintando di tuffarsi da una parte o saltellando sulla linea di porta come una marionetta). A Bari (vestì la maglia di altre otto società) di rigori ne parò ben cinque, contribuendo con quelle ed altre prodezze alla sofferta permanenza in A del sodalizio biancorosso. Le sue quotazioni lievitarono al punto che l’anno dopo Moro passò al Torino per la cifra record di cinquanta milioni di lire. Ma con la maglia granata giocò solo una stagione. Moro non riusciva a mettere radici da nessuna parte. Amava la bella vita, sperperava il denaro o lo investiva in modo rovinoso. Era perennemente in bolletta. Ciò probabilmente lo spinse a prendere in considerazioni proposte disoneste da parte di colleghi, dirigenti o altre figure losche. La fama di giocatore corrotto lo accompagnò per tutta la vita. Quando appese le scarpe al chiodo tentò, ma senza fortuna, la carriera di allenatore. Si mise così a fare il rappresentante di dolciumi. In seguitò lavorò con la moglie in una fabbrica di calzature. Morì prematuramente il 28 gennaio 1974, all’età di 53 anni. In quella circostanza Dino Zoff gli dedicò un toccante omaggio : ” Giuseppe Moro rimane un grande artista della porta, un vero e proprio mito. L’ho visto giocare poche volte e solo quando era già alla fine. Quando seppi della morte di Moro mandai a Treviso in segno di stima e di riconoscenza la mia maglia della Nazionale. Fu un gesto istintivo da parte mia perché nel gennaio del ’74 quella era una maglia imbattuta da anni e Giuseppe Moro, che l’aveva onorata, era degno di indossarla come nessun altro”. Venendo ora a note meno liete, consideriamo i casi in cui Moro si trovò al centro di situazioni scabrose che vedevano coinvolto il Bari. Quando passò al Torino (torneo ‘50/’51) Moro rivelò di aver ricevuto due offerte per vendere Bari-Torino sia all’andata che al ritorno. Prima della gara del 13 novembre venne a trovarlo un amico che aveva conosciuto a Bari l’anno prima proponendogli 600mila lire per aggiustare l’incontro a favore dei pugliesi. Moro rifiutò e il Torino vinse 5-1. Il 23 marzo, tre giorni prima della gara di ritorno, la cifra aumentò arrivando ad un assegno pari ad un milione. Moro, ancora molto legato a Bari, si lasciò tentare e si fece consegnare il denaro. La domenica mattina però ci ripensò. Andò da Copernico, il suo allenatore, per chiedergli di essere tolto dalla formazione per ragioni affettive. La richiesta fu accolta. La partita finì 1-1. Moro poi restituì i soldi.
Italo Interesse
Pubblicato il 21 Dicembre 2017