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Gli “autonomisti” di Carbonara, Ceglie e Loseto non demordono

Staccarsi da Bari è un sogno a cui non rinunciano gli “autonomisti” delle ex frazioni di Carbonara-Ceglie-Loseto. Infatti, nonostante nel febbraio del 2010 il consiglio regionale, obbedendo al diktat del sindaco di Bari, Michele Emiliano, abbia bocciato il disegno di legge, passato all’unanimità pochi giorni prima in commissione “Affari istituzionali ”con parere favorevole e che avrebbe poi reso amministrativamente indipendente da Bari le tre ex frazioni, il locale comitato “Uniti per l’Autonomia”, che dal 2005 si batte per il distacco, non si arrende ed ha ripreso la battaglia nella convinzione che, prima o poi, raggiungerà lo scopo. Le aspirazioni di indipendenza politica ed amministrativa da Bari sono molto vive sul territorio soprattutto tra la popolazione indigena, che mal sopporta l’aggregazione al capoluogo, che ne ha penalizzato fortemente lo sviluppo. Infatti, il comitato degli autonomisti, presieduto da un carbonarese ‘doc’ ex dirigente del Comune di Bari, Giuseppe Anaclerio, ha organizzato ieri pomeriggio un’assemblea cittadina nell’auditorium dell’istituto scolastico “Calamandrei”, per fare il punto sulla situazione e rilanciare il progetto. All’incontro è intervenuto il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, insieme al consigliere regionale Davide Bellomo, che fa capo al movimento civico dello stesso Schittulli e che  quanto prima dovrebbe ripresentare alla Regione un nuovo progetto di legge, analogo a quello presentato nel 2005 da Luigi Loperfido e Simone Brizio, per staccare da Bari le ormai popolose frazioni periferiche di Carbonara- Ceglie-Loseto, da una parte, e Palese e Santo Spirito dall’altra. Difatti l’assemblea di ieri a Carbonara già dal tema: “Autonomia! Unica soluzione ai problemi del nostro territorio” non lasciava dubbi sull’opportunità di riaprire l’iter nel consiglio regionale pugliese, per l’istituzione di un Comune autonomo che si identifichi con il territorio dell’odierna IV circoscrizione di decentramento amministrativo comunale di Bari. E la discussione sulla necessità di staccarsi dal capoluogo è stata incentrata essenzialmente sul fatto che l’istituto del decentramento comunale, sia che si chiami Circoscrizione, sia che venga definito Municipio (come viene indicato nella proposta di riforma del decentramento amministrativo cittadino, promesso dal sindaco Emiliano nel 2010, ma non ancora approvata dal consiglio comunale), non è più soluzione sufficiente a risolvere adeguatamente i problemi di una comunità con circa 40 mila abitanti, qual è quella di Carbonara-Ceglie-Loseto. “Una realtà – hanno evidenziato in molti – che non può più essere gestita in modo efficiente e soddisfacente da un’Amministrazione, quella barese, che da sempre non è mai riuscita a far sviluppare le potenzialità economico-commerciali di questo territorio, sfruttato negli ultimi decenni solo per le grandi speculazioni edilizie, che hanno elevato enormemente il numero degli abitanti residenti, incrementandone enormemente i problemi, senza alcun effettivo sviluppo socio-culturale”. Ed al riguardo qualcuno fa il raffronto con le realtà comunali viciniori, come Modugno e Valenzano, dove la popolazione è aumentata, ma anche la ricchezza economica cittadina e la qualità della vita si è evoluta di pari passo. Ciò che, invece, non è accaduto nelle ex frazioni di Bari che chiedono con sempre più insistenza il distacco amministrativo e politico. Anche perché si tratta di realtà cittadina con tradizioni, storia e cultura assai differenti da quella del capoluogo. Infatti,  ricordano alcuni dei cittadini della IV circoscrizione amministrativa barese, “La comunità di Ceglie del Campo è storicamente preesistente a quella del capoluogo e fino al 1928 insieme a Carbonara erano entrambe realtà comunali distinte da quella barese. E fino al 1932 anche Loseto era un Comune a se”. Poi, durante il ventennio fascista, queste tre comunità dell’entroterra barese furono forzosamente accorpate a Bari, soprattutto per volontà del gerarca  barese Araldo di Crollalanza, all’epoca ministro dei LL.PP. del governo Mussolini. Nel dopo guerra e fino alla metà degli anni Novanta i sentimenti separatisti ed indipendentisti nelle ex frazioni baresi  erano alquanto blandi e scarsamente sentiti dalla popolazione indigena, poiché il vecchio sistema politico di rappresentanza e gestione comunale riusciva in un certo qual modo a risolvere le problematiche locali con maggiore oculatezza ed attenzione di quanto non riesca a fare la classe politica comunale eletta con il nuovo sistema di regole introdotto nel 1993. Pertanto, l’elezione diretta del sindaco ed altre innovazioni nei poteri di gestione comunale provocano evidentemente tali disfunzioni di gestione sui territori periferici, che hanno risvegliato un forte bisogno di autodeterminazione, oltre ad una inevitabile voglia di essere distacco da un Comune che nelle sue periferie è sempre più assente. E per questo, forse, il progetto di distacco da Bari non è certo un’utopia irrealizzabile sia per la Quarta che per la Prima circoscrizione di Bari.  

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 12 Ottobre 2013

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