Cronaca

Gli illusi, i delusi ed i confusi dalla corsa per il Parlamento in Puglia

Le liste presentate in Puglia per le politiche del 24 e 25 febbraio prossimo sono ben 27 per la Camera e 24 per il Senato, con un complessivo di oltre 1500 candidati, che in pratica dovrebbero cercare voti di parenti, amici e sostenitori non per se stessi ma per la lista in cui, per grazia ricevuta, sono stati inseriti dai vertici dei rispettivi partiti. Però, i posti da assegnare in Parlamento, a disposizione di questo piccolo esercito di candidati nel collegio unico per la Puglia, sono in tutto 62, di cui 42 alla Camera dei deputati e 20 al Senato. E già questi numeri sono significativi del fatto che la stragrande maggioranza dei candidati hanno la sola funzione di “portatori di acqua” alla lista in cui sono presenti. Infatti, se ai tempi della prima Repubblica, con il vecchio sistema elettorale delle preferenze, tutti i candidati avevano, in teoria, la stessa possibilità di essere eletti perché, quando scattavano dei seggi al partito, l’elezione dipendeva unicamente dal numero delle preferenze che ciascuno di essi riusciva a conseguire rispetto agli altri competitori della stessa lista, per cui ogni candidato poteva comunque sperare di conseguire il risultato necessario di consensi personali che gli avrebbe aperto le porte per un seggio in Parlamento, o quantomeno di dimostrare il proprio seguito elettorale all’interno del partito, anche in vista di eventuali altri incarichi o candidature.

Ora, invece, con il vigente sistema elettorale, definito unanimemente da tutte le forze politiche in maniera spregiativa con l’appellativo di “Porcellum”, ma che nessuno dei partiti presenti nel disciolto Parlamento ha voluto effettivamente modificare, la reale possibilità di riuscita per i candidati dipende esclusivamente dalla posizione che occupano nell’elenco della lista presentata in Corte d’Appello. Ciò vuol dire, tanto per essere più chiari, che occupare anche un terzo o quarto posto nella lista di un piccolo partito, per il quale è facilmente prevedibile che non riuscirà ad ottenere più di uno o, al massimo, due seggi, in pratica significa essere tagliati fuori a priori da ogni possibilità di essere eletto. Ma anche nei partiti maggiori essere posizionati in lista oltre una certa soglia, facilmente preventivabile sulla base delle proiezioni elettorali che i vertici dei partiti conoscono sempre più nei dettagli dai sondaggi sulle intenzioni di voto degli elettori, vuol dire essere esclusi con certezza dalla corsa per l’elezione sin dalla presentazione della lista, quindi prima ancora che si pronuncino i cittadini nella cabina elettorale. E questa categoria di candidati, che sono “i delusi” prima ancora dello svolgimento della consultazione, costituisce la stragrande maggioranza di quegli oltre 1500 concorrenti presenti in Puglia nelle liste elettorali appena presentate. Poi, c’è la categoria degli “illusi” che sarebbero quei candidati che nella lista occupano una posizione molto prossima al numero di seggi previsto dai sondaggi per quel partito. Infatti, questi ultimi sono gli unici candidati che effettivamente si affannerebbero nella ricerca dei consensi, perché sanno in partenza che la loro sorte, ai fini dell’elezione, dipende direttamente dal numero dei voti che la lista riuscirà ad ottenere nella competizione politica nel collegio elettorale. Sono questi i candidati che spesso vengono definiti “border line” proprio perché posizionati oltre il limite dei cosiddetti candidati “sicuri” e la loro “sorte” dipende, quindi, dalla massa di voti che personalmente riescono a convogliare sulla lista. Per tale ragione i vertici dei partiti, nella formazione delle liste, mettono in posizione “border line” proprio coloro che notoriamente possono contare su un considerevole consenso personale, che potrebbe rivelarsi determinante a far eleggere un candidato in posizione incerta e, quindi, a far scattare anche un seggio in più al partito. In fine, in questa breve disamina delle categorie di politici che si accingono ad affrontare l’imminente competizione politica, c’è quella dei “confusi”. Anche se, per la verità, a quest’ultima categoria sembra che, più  che dei candidati, appartengano alcuni leader di partito come, ad esempio, Pierferdinando Casini. Infatti, nello scorrere la lista presentata dall’Udc per la Camera in Puglia sorprende non poco il fatto che tra i candidati non siano presenti alcuni nomi eccellenti, come l’ex presidente provinciale di Brindisi, Massimo Ferrarese, che nel 2009 riportò un notevole successo personale, e il consigliere regionale barese Giuseppe Longo, che nel 2010 risultò il più suffragato degli eletti dell’Udc in via Capruzzi. Candidature che nell’Udc da mesi erano entrambe date per certe, considerato che la loro presenza poteva servire a rafforzare un partito che proprio in Puglia, secondo alcuni sondaggi, rischia di sparire. Un’assenza che molti addetti ai lavori non riescono a spiegarsi e che solo Casini, forse, ne conosce le vere ragioni. Ma è da tempo ormai  – dicono in molti -che in Puglia di “casini” l’Udc ne fa tanti.         

Giuseppe Palella


Pubblicato il 23 Gennaio 2013

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