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Gli ‘invisibili’ delle ex Case di Cura Riunite contano i giorni davanti alla Regione

Per fortuna esiste ancora qualche politico che, vivendo a Bari, s’accorge di ciò che gli accade intorno e s’accorge che davanti ad una tenda fissata in pianta stabile dinanzi alla sede del Consiglio della Regione Puglia c’è perfino fissato il conto dei giorni che quella tenda coi lavoratori dentro e’ lì; oggi il giorno duecentocinquanta. Insomma, da quasi un anno i lavoratori ex Case di Cura Riunite sono lì a raccontare storie di straordinaria umanità dove il  vissuto di tanti va ben oltre le storie ed i romanzi che ci raccontano del dolore e della fatica a vivere. Ma quella tenda presente da troppo tempo, in fondo, rappresenta la disfatta di un modello sociale dove nessuno doveva essere abbandonato e lasciato solo. Consiglieri e politici passano dinanzi a quella tenda abbassando spesso gli occhi e talvolta pronti ad aggirarla, perché parlare degli ex CCR, così vengono chiamati, è cosa imbarazzante perché molti cittadini  vedono in loro  coloro i quali hanno ottenuto nella storia della Regione Puglia la più lunga cassa integrazione e mobilità di tutti i tempi. Diciamo la verità: dalla Regione questi lavoratori sono stati formati, riformati ma mai informati sul loro destino. Quaranta milioni di euro buttati al vento dove la miopia di Bruxelles ha autorizzato solo corsi di formazione che a nulla sono serviti e tutti sapevano. O forse sono serviti a rimpolpare le  casse di alcune scuole di formazione. Con quelle risorse si sarebbe potuta costituire un società pubblico – privato per produrre in Puglia ed esportare nel mondo i nostri prodotti. E da li si sarebbero potuti ottenere veri posti di lavoro. Almeno avremmo potuto provarci. Altri lavoratori li guardano spesso con distacco perché nella nostra terra vi sono ben oltre 42.000 lavoratori parte dei quali con la cassa integrazione in deroga ed altri con la mobilità. <>. Conclusione? Questi lavoratori, le loro famiglie ed i loro figli ce lo stanno dicendo in mille maniere che la loro unica speranza è tornare a lavorare. Speriamo davvero che non sia troppo tardi….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 5 Ottobre 2013

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