Cultura e Spettacoli

Grave di Cassano, vietato l’ingresso

Il conferimento e lo smaltimento dei rifiuti è diventato scienza. Così non era in passato, quando bellamente si scaricava tutto nei corsi d’acqua o in mare. Ma là dove il mare è lontano e i fiumi latitano? E’ il caso della Murgia. Invece che elevare cumuli di rifiuti, gli Antichi, con criminosa nonchalance ambientale, scaricavano tutto nelle gravi di cui il territorio murgiano abbonda. In parte tale (ab)uso è rimasto in vigore sino agli anni sessanta. Uno dei casi più clamorosi è stato quello di Grave Pasciuddo o Pasciulla, altrimenti nota come Grave di Cassano per il fatto di aprirsi a tre chilometri dall’abitato in direzione Acquaviva. L’ampia voragine presenta una bocca di circa 10 metri di lunghezza e 5 di larghezza. Profonda 80 m., la Pasciuddo si sviluppa linearmente per 850 m. con un dislivello complessivo di 150 metri. La cavità si esaurisce in un ramo cieco ; un non praticabile passaggio, infine, la collega alla falda sotterranea. Adoperata per millenni come immondezzaio, la grave – che intanto era evoluta in una bomba ecologica – sbarcò in prima pagina nella primavera del 1973 : Un uomo, un contadino, era precipitato laggiù. Suicidio, omicidio, fatalità? Non si arrivò a capire. Si giunse invece a capire quale inferno brulicava là sotto quando il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico venne incaricato del recupero della salma. Il difficile non fu tanto recuperare quel corpo senza vita, ma muoversi all’interno di “un acquitrino formato da resti organici in avanzato stato di composizione” (dal rapporto del Corpo a missione ultimata). L’orrore era conseguenza del fatto che per decenni contadini, pastori, allevatori di maiali, di polli ed altri animali domestici, nonché i macelli comunali di Acquaviva e Cassano si erano serviti della voragine per liberarsi di animali morti in caso di epidemie e per precipitarvi ogni sorta di rifiuti. Più avanti nel rapporto si legge di “maleodorante ed infida palude, brulicante di larve e vermi, coperta da miriadi di moscerini in volo basso sul lerciume… La presenza di tanto materiale organico in decomposizione aveva determinato l’impianto di colonie di ratti particolarmente grossi ed aggressivi”. Non bastasse, ecco pure residuati bellici, lamiere di auto, carcasse di altri veicoli (biciclette, motori), copertoni, batterie, materiale in plastica, rifiuti ospedalieri, medicinali scaduti, persino vecchi elenchi telefonici… Facile immaginare lo squilibrio arrecato all’ecosistema ipogeo e il danno ambientale prodotto dal percolato finito in falda. Uno scempio ambientale tra i più gravi in Puglia, per anni passato sotto silenzio. Ad ogni modo, finalmente ripulita, Grave Pasciuddo ha ritrovato tutta la sua bellezza in cui spiccano suggestive concrezioni e maestosi colonnati in alabastro. Ma non è visitabile. E con ogni probabilità resterà tale. Metterla in sicurezza significherebbe affrontare un investimento che nessun flusso turistico potrebbe ammortizzare.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 27 Aprile 2021

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