Cronaca

Grave di Pasciuddo, lo scempio taciuto

Ci sono numeri che fanno impressione. Uno di questi è relativo al numero di grotte censite in Puglia : 9033… Il Catasto Regionale delle Grotte include anche vore e  inghiottitoi, per cui nel lungo elenco compare la Grave di Pasciuddo. Parliamo di un cavità naturale che si apre tra Cassano e Acquaviva. Questa grave scende per 60 m  attraverso un pozzo verticale prima di aprirsi in una vasta cavità. Attraverso budelli  la cavità si esaurisce in un ramo cieco ; un non praticabile passaggio, infine, collega la grave alla falda sotterranea. Solo di recente (2012) il Comune di Cassano ha provveduto al risanamento e alla pulizia di questa importante risorsa scientifica che, volendo, potrebbe tradursi un domani in risorsa turistica ; costo documentato dell’operazione : euro 150.952, 24. La Grave di Pasciuddo infatti funzionava  si può dire da sempre come discarica. Per avere un’idea del degrado raggiunto a Pasciuddo e di quanto grave fosse la situazione già una quarantina d’anni fa, è il caso di leggere un rapporto del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico chiamato a recuperare la salma di uno uomo precipitato laggiù nel 1973 : “Il recupero della salma, non raggiungibile ed imbracabile dalle scalette, ci poneva di fronte a vari problemi. L’acquitrino è formato prevalentemente da resti organici in avanzato stadio di decomposizione. Per decenni contadini, pastori, allevatori di maiali, di polli ed altri animali domestici, nonché i macelli comunali di Acquaviva e Cassano si sono serviti (e continuano a farlo malgrado i divieti) della voragine per liberarsi rapidamente di animali morti in caso di epidemie e per precipitarvi ogni sorta di rifiuti. Da questa maleodorante ed infida palude, brulicante di larve e vermi, coperta da miriadi di moscerini in volo basso sul lerciume, emergevano una spalla e parte di una gamba dello sfortunato pastore. Per operare con relativa tranquillità e sicurezza e premunirsi nel contempo da eventuali infezioni si decideva dopo aver scartato altre possibilità di: usare come ripiano un canotto con fondo in legno; calzare sotto la tuta tradizionale una muta completa da sub, in modo da non lasciare parti del corpo scoperte; servirsi di mascherine asettiche da sala operatoria (gentilmente messe a disposizione dall’Ospedale di Acquaviva); racchiudere la salma in un telo molto robusto (3 metri per 2) munito di apposite asole per l’imbracatura…”. Aggiungiamo che la presenza di tanto materiale organico in decomposizione aveva  determinato l’impianto di colonie di ratti particolarmente grossi ed aggressivi. Esplorazioni successive hanno rivelato la presenza di rifiuti di natura extra organica : residuati bellici, lamiere di auto, carcasse di altri veicoli (biciclette, motori), copertoni, batterie, materiale in plastica, rifiuti ospedalieri,  medicinali scaduti e persino vecchi elenchi telefonici (oltre 100). Facile immaginare lo squilibrio arrecato all’ecosistema ipogeo e il danno ambientale prodotto dal percolato finito in falda. Uno scempio ambientale tra i più gravi in Puglia eppure passato per anni sotto silenzio. Che non si ripeta. Ma intanto chi vigila?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 10 Luglio 2015

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