Cultura e Spettacoli

Gravina, la foiba che non t’aspetti

Il Catasto degli ipogei pugliesi considera 9022 voci fra grotte, gravi, ripari, abissi, capoventi, lame, vore, puli… A sorpresa, nel territorio di Gravina, ecco una ‘Foiba Anelli’ che non ti aspetti. Foiba, che deriva dal latino ‘fovea’ (cavità a fossa), è il termine dialettale con cui in Friuli si indicano i pozzi o le caverne verticali. Perché l’impiego di un termine tipico di un territorio posto mille chilometri a nord per indicare ciò che da noi passerebbe per ‘grave’? Per capire bisogna risalire alla figura di un illustre cattedratico nato a Lodi il 18 ottobre 1899, Franco Anelli, unanimemente riconosciuto come il padre della speleologia italiana ; la fama di Anelli è legata pure alla scoperta di un minerale che porta il suo nome, la Francoanellite, un fosfato acido idrato di alluminio e potassio ritrovato all’interno delle Grotte di Castellana. Laureatosi in Scienze Naturali a Bologna nel 1927, Anelli divenne tre anni dopo conservatore del Museo Speleologico e assistente dell’Istituto Italiano di Speleologia presso le Grotte di Postumia nell’attuale Slovenia, allora italiana. Cominciò così la sua opera di ricerca che lo portò, dopo, alla redazione del primo Catasto delle Grotte d’Italia. Rientra in questo imponente sforzo la valorizzazione delle Grotte di Castellana, avvenuta dopo la famosa esplorazione effettuata dallo speleologo lodigiano il 23 gennaio 1938. Undici anni dopo, l’illustre studioso, il quale già aveva cominciato ad occuparsi delle aree carsiche del Meridione, veniva invitato ad assumere la direzione delle grotte che aveva scoperto. Nello stesso anno, il 1949, Anelli si legò ulteriormente alla nostra terra accettando la carica di Docente di Geografia Fisica presso la Facoltà di Scienze dell’Università degli studi di Bari. Ma il capoluogo pugliese – dove l’illustre studioso si spense il 23 ottobre 1977 (tuttavia il sito Treccani indica Castellana Grotte come luogo di morte) – non gli ha dedicato nemmeno un vicolo. Mentre a Castellana esistono un Piazzale Franco Anelli (antistante l’ingresso all’ipogeo) e l’Istituto Scolastico ‘Pertini-Anelli’. Foiba Antonelli è conosciuta anche come ‘Foiba-Grave’; inoltre, ancora nel gravinese esiste uno jazzo (recinto per pecore in muratura a secco) conosciuto come Jazzo Anelli-Tremaglie. Tornando all’interrogativo di partenza, la caverna verticale di Gravina dovette essere scoperta dallo stesso Anelli nel dopoguerra, appena dopo ch’erano trapelate le prime notizie relative all’uso inumano che era stato fatto di quelle fenditure. Forse per la singolare somiglianza dell’inghiottitoio gravinese con qualche foiba istriana già visitata, Anelli, assecondando un moto dell’animo, volle omaggiare la memoria di migliaia d’infoibati imponendo un ‘battesimo’ che ancora oggi mette un peso in fondo al cuore.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Settembre 2022

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