Cultura e Spettacoli

Grotte di Castellana: abisso Rotolo, una finestra sulla falda

Nel 2012, speleologi del Gruppo Archeologico Speleologico Pugliese scoprirono in quel territorio un susseguirsi di cavità collegate da gallerie che conducono a una profondità di -324

L’esplorazione dei vuoti sotterranei è una delle più antiche attività umane, dato che nella preistoria le caverne, per la protezione che offrivano, erano molto ambite.  La prima segnalazione storica di attività speleologica risale all’853 a.C., quando il re Assiro Salmanassar III visitò alcune caverne alle sorgenti anatoliche del fiume Tigri. L’esplorazione sistematica delle grotte inizia però solo alla metà dell’Ottocento, quando audaci esploratori pongono le basi di quella che ora chiamiamo speleologia. I primi, sistematici, studi vennero effettuati sul Carso, per proseguire poi in Puglia, altra terra carsica. Da noi certe scoperte sono passate alla storia. E’ il caso delle Grotte di Castellana, svelate al mondo il 23 gennaio 1938 dal Prof. Franco Anelli nell’ambito di una campagna di ricerche speleologiche condotte sulle Murge sudorientali su invito dell’ente provinciale per il turismo di Bari. A distanza di ottantacinque anni il territorio di Castellana Grotte continua a rivelarsi il paradiso degli speleologi. Qualunque fessura, ogni incavo è una tentazione per questi arditi curiosi del sottosuolo, questi appassionati dell’esplorazione che non si fermano neanche davanti al più innocente sprofondamento. Ce n’era uno, della profondità di un metro e mezzo e ostruito da sassi, che si allargava all’interno della Rotolo, una masseria che sorge lungo il canale di Pirro a sei chilometri dalle grotte di Castellana in località Cavallerizza. Lo sprofondamento aveva tutta l’aria d’essere un inghiottitoio ‘fossile’, ovvero un canale verticale di comunicazione tra superficie e sottosuolo ostruito da uno strato di depositi alluvionali. Nel 2012, tale sospetto spinse gli speleologi del GASP (Gruppo Archeologico Speleologico Pugliese) ad avviare la disostruzione del ‘tappo’. Quale non fu la loro soddisfazione nel vedersi aprire sotto i piedi un pozzo che affondava per una sessantina di metri e largo a sufficienza da permettere di calarsi. Al termine del condotto inizia un susseguirsi di cavità collegate da gallerie che conducono a una profondità di -324. Ciò fa dell’Abisso Rotolo la grotta più profonda della regione, la seconda a consentire un accesso diretto alla falda acquifera, che così può essere monitorata. Quasi una finestra naturale aperta sulla falda profonda, Abisso Rotolo rappresenta un luogo unico per lo studio e il monitoraggio delle complesse relazioni esistenti tra falde carsiche e acque di scorrimento superficiale. Come tale, Abisso Rotolo viene classificato come ‘grotta attiva’. L’altra grotta attiva pugliese è Vora Bosco, un inghiottitoio ubicato nei pressi di Noha, frazione di Galatina. – Nell’immagine, le grotte di Pertosa-Auletta. Situate nel massiccio dei Monti Alburni, le Grotte di Pertosa-Auletta sono uno dei geositi focali del Geoparco “Cilento”. Si caratterizzano per il fatto di conservare i resti di un villaggio palafitticolo risalente al II millennio a.C. e d’essere le uniche grotte in Italia dove è possibile navigare lungo un fiume sotterraneo, il Negro.

Italo Interesse


Pubblicato il 1 Giugno 2023

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