Guerra agli ‘imboscati’ negli ospedali, ora ci sono le denunce
Non c’è pace all’Ospedale ‘Di Venere’ di Bari-Carbonara, nonostante tagli di nastri e operazioni di facciata che non mutano la situazione critica, per non dire opaca, all’interno del nosocomio alla periferia sud del capoluogo, ma anche in altri ospedali e presidi sanitari. A peggiorare la situazione, infatti, nei giorni scorsi sono arrivati un paio di esposti molto pesanti e dettagliati, uno alla Procura della Repubblica di Bari e l’altro alla Corte dei Conti, presentati dal sindacato autonomo Usppi-Puglia. Che stavolta ha denunciato – per iscritto e formalmente – la presenza di «figure anomale» ausiliari e infermieri “idonei” negli uffici amministrativi dell’ospedale. Precisamente all’interno delle direzioni mediche dei due ospedali ‘Di Venere’ di Bari e ‘San Giacomo’ di Monopoli e di vari presidi della Azienda sanitaria locale di Bari. «Decine di lavoratori del ruolo sanitario spiega il segretario Nicola Brescia, firmatario delle accuse – risultano parcheggiati nelle stanze dei bottoni senza che vi sia conoscenza alcuna delle loro funzioni, né di quale tipo di incarico ricoprano». Accuse gravi, quelle del sindacalista di lungo corso barese, riguardanti praticamente un piccolo esercito di «imboscati» che dovrebbero prestare la loro opera in corsia e invece li vedi dietro a sportelli o scrivanie. Insomma, si legge nelle denunce dei sindacati autonomi, mentre le corsie degli ospedali languono per la mancanza di personale infermieristico e di coordinamento paramedico. Per questo è stato chiesto alle autorità competenti l’avvio di «un’inchiesta volta ad appurare gli eventuali elementi di responsabilità o danno, soprattutto sotto il profilo del danno che si arreca ai cittadini fruitori delle strutture sanitarie che si trovano ad operare in carenza di personale ». Di infermieri, soprattutto, «che invece di essere utilmente impiegati all’interno dei reparti – rimarca ancora Brescia – permane all’interno delle direzioni sanitarie con la qualifica di funzione direttiva che non corrisponde più alle funzioni realmente svolte». Una situazione di disagio, sia per l’utenza e sia per il personale impiegato in servizi sotto organico, già segnalata all’Ufficio Provinciale del Lavoro, che però finora non ha avviato alcun procedimento o adottato alcun provvedimento, come richiesto a gran voce anche da diversi dipendenti degli ospedali dove il peso delle assenze in corsia -o se preferite in prima linea…- si avverte. E parecchio. L’organizzazione sindacale, in ogni caso, in alcune precedenti denunce ha chiesto l’intervento dell’Ispettorato al lavoro al fine di controllare ed intervenire «sull’illegittima utilizzazione» del personale infermieristico e ausiliario. «Una situazione generalizzata che si acutizza proprio nei reparti più impegnativi, come nelle varie unità operative complesse, dove l’eccessivo carico di lavoro vìola la normativa e le previsioni contrattuali>>. Alla denuncia è stato allegato perfino un elenco dettagliato sui turni di alcuni reparti – ha spiegato ancora il dirigente del sindacato – dove si evince non solo l’esistenza di una carenza di personale, ma anche un utilizzo dello stesso da parte della direzione, in contrasto con ogni regola normativa. La magistratura contabile, invece, è stata chiamata a valutare l’esistenza di un possibile danno alla spesa pubblica, considerando gli stipendi regolarmente erogati al personale del ruolo sanitario impropriamente impiegato negli uffici. In effetti era stato il precedente direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, attraverso una circolare emanata circa un anno e mezzo fa, precisamente a maggio del 2018, a cercare di inserire regole chiare nel settore sanitario e amministrativo, sospendendo tutte le funzioni organizzative degli infermieri e ausiliari che affollavano gli uffici. «L’intenzione è rimasta solo sulla carta perché ad oggi – sostengono dall’Usppi – tutti sono ancora al loro posto senza alcuna giustificazione». Anche la regione Puglia ci aveva provato con la legge di bilancio 2007 a inserire una norma che vieta a tutti i direttori generali di continuare a mantenere i «propri dipendenti per mansioni differenti per le quali sono stati assunti». E adesso, constatata l’inutilità di norme, circolari e regolamenti, resta da vedere se esposti e denunce presentati a magistratura ordinaria e contabile riusciranno a smuovere dalle scrivanie i soliti raccomandati…almeno nei nostri ospedali.
Francesco De Martino
Pubblicato il 21 Settembre 2019