Cultura e Spettacoli

Guerra! anche alla speranza

Perdere un senso dev’essere devastante. Volendo delineare in proposito una graduatoria dell’orrore tutti converrebbero sul rappresentare la perdita della vista la vetta della sventura. Ma ci possono essere volte che il chiudere gli occhi in vita sia male minore al cospetto di un presente sgradevole. “Non ho più voglia di vedere, si vede tanta merda”, sospira a un certo punto il protagonista di “Guerra”, un testo di Lares Noren che, per la regia di Marinella Anaclerio, è in cartellone al Royal per la stagione di prosa del Piccinni. Durante l’ultima guerra nei Balcani un combattente di un non definito schieramento e dato per disperso ritorna a casa, cieco e abbrutito. Non può così vedere che la moglie ha instaurato una relazione col cognato, che la figlia maggiore sopravvive alla miseria del dopoguerra vendendosi e che pure la figlia piccola è destinata allo stesso squallore. Occhio che non vede, cuore che non sente, si dice. Ma ciò vale solo in caso di assenza materiale, mentre qui il nostro reduce è ben presente. Pur non vedente, egli percepisce tutta la devastazione morale che la guerra ha portato in famiglia, nella società. A quel punto la vita non ha più senso… Grande il consenso per questa prima nazionale da parte di una platea affatto affollata (ma che sta succedendo dall’inizio della stagione, i tanti intoccabili abbonati a titolo gratuito non potrebbero cedere il loro titolo ad appassionati senza possibilità?). Dialoghi sferzanti e battute amare, dolenti nel migliore dei casi, sono la partitura di un’aspra ‘sinfonia del reduce’ (splendido il testo) di cui ne sono caldi ed applauditi interpreti Manrico Gammarotta, Antonella Attili, Pietro Faiella, Ornella Lorenzano e Cristina Spina. Nella cruda nudità del ‘contenitore’ (il palcoscenico del Royal) spicca la scena di Pino Pipoli che riproduce un’atmosfera da sfollati. La Anaclerio imprime alla messinscena un tocco lacerante che sa di strappo e che suona teso come una corda di violino (e struggenti intermezzi di archi qua e là illustrano con efficacia questo senso di scarna precarietà). Periodici ‘colpi di buio’, infine, scandiscono lo svolgersi della vicenda. In questo improvviso abbassarsi delle luci sino a riprodurre una penombra diafana è leggibile la morte della speranza – Prossimo appuntamento : ancora al Royal, 21 e 22 gennaio con ‘Il processo’ (produzione RtTeatri30 di Roberto Tony/Tauma srl). Il celebre romanzo di Kafka rivive  in un adattamento di Andrea Battistini interpretato da Raffaella Azim, Flavio Bonacci, Giovanni Costantino, Totò Onnis e Pierluigi Pasino. Coro : Alessandra Delli Gatti, scene : Carmelo Giammello, costumi : Stela Verebeceanu, maschere : Iurie Matei.
Italo Interesse


Pubblicato il 14 Gennaio 2012

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