Cultura e Spettacoli

Halim Milaqi, capitano coraggioso

Ventiquattro anni fa, carica di ventimila albanesi in fuga, faceva ingresso nel nostro porto il Vlora. Cosa non si è detto e scritto a proposito di quella nave, di ciò che simboleggiava, dell’impatto socio-politico che il suo approdo ebbe sul capoluogo pugliese e sul mondo occidentale. Si è invece parlato pochissimo di Halim Milaqi, il capitano di quel mercantile. Figura discreta, al termine della sua drammatica crociera e dopo aver pazientemente subito l’interrogatorio di doganieri, poliziotti, armatori e giornalisti, Milaqi uscì di scena (navigò ancora quattro anni prima di mettersi a fare l’agente marittimo, professione che svolge tutt’ora a Durazzo). Nessuno l’ha mai decorato per quanto fece. Eppure si comportò da eroe. Vediamo come andarono le cose : E’ la mattina del 7 agosto del 1991. Appena tornato da Cuba, il Vlora sta depositando sulla banchina del porto di  Durazzo un carico di zucchero. Milaqi è nella sua cabina dove, un po’ stanco, sta completando il giornale di bordo e mentre scrive di una nave arrivata in porto per miracolo a causa di un guasto all’impianto di raffreddamento al motore centrale pregusta il piacere di scendere a terra, d’infilarsi in un caffè a salutare gli amici prima di prendere la strada di casa. Ma ecco una folla pazzesca prendere d’assalto la nave. Vogliono tutti andare in Italia. Il Capitano fa presente che la nave non è in condizioni di prendere il mare. Gli mettono un coltello alla gola : O resta al suo posto e fa partire la nave oppure scende e lascia il Vlora in mano ai fuggiaschi. Milaqi valuta rapidamente la situazione : La situazione è quella che è, le forze di polizia non verranno mai in suo soccorso. Se lascia la nave in mano a gente inesperta la vita di ventimila persone tra cui tante donne e bambini è seriamente a rischio. E gli spiace anche per il Vlora. Si piega al colpo di mano. Raduna allora l’equipaggio e dà ordine di provvedere ad una riparazione d’emergenza, effettuata la quale il Vlora, alle 19, riesce stentatamente a riprendere il mare, che per fortuna è calmo. Soffocata da un carico inverosimile, la nave è ai limiti della governabilità. A causa della gente arrampicata dappertutto, Milaqi vede a stento dal ponte di comando e siccome anche il radar ha fatto le spese della calca, si naviga a vista. Scende la notte, Milaqi è esausto, ugualmente non molla il timone. Nel buio riesce a scansare una collisione. All’alba entra nella acque territoriali italiane. Chiede di sbarcare a Brindisi. Quella Capitaneria gli nega il permesso. Milaqi allora entra in contatto con la Capitaneria di Bari e bluffa : a bordo c’è un numero incredibile di bambini e anziani disidratati, c’è anche un ferito morente, il caldo fa svenire la gente… Ciò non ostante il permesso tarda ad arrivare, che succederà se all’ultimo momento anche l’Autorità del capoluogo dovesse rispondere no? Milaqi gioca il tutto e per tutto e punta dritto verso il porto. Se vogliono che il Vlora non entri devono prenderlo a cannonate. Ma i cannoni taceranno perché il permesso d’ingresso finalmente arriva. Il mercantile entra in porto e, ancora alla cieca (in plancia di comando si continua a vedere pochissimo) attracca. E’ fatta. Il Vlora è nella leggenda. Al momento dello sbarco Milaqi, la barba lunga e l’aria sfatta, sembra un vecchio. Ha soli quarant’anni. Nessuno gli dice grazie.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 8 Agosto 2014

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