Cronaca

“Hanno ucciso mia figlia e adesso pretendo giustizia”

Torna domani in aula a Taranto la storia infinita per accertare le cause della morte di Valeria Lepore, l’agente penitenziaria che tra il 12 e il 17 luglio del 2014 non riuscì a salvarsi, nonostante i successivi ricoveri negli ospedali di Bari e Taranto. Ora c’è il padre Giuseppe che sta praticamente conducendo da solo coi suoi avvocati gli accertamenti per capire cosa è accaduto, tra referti negati e prognosi sbagliate o forzate. Allora, signor Lepore, che idea s’è fatta di questa vicenda?

 

<<L’idea che mi sono fatto è che ci sono troppe cose che non quadrano, a partire dal primo ricovero a Taranto e poi a Bari, dove potrebbero essere state falsificate le firme poste sul consenso, cosi come ha stabilito la grafologa nominata dalla Procura di Taranto, senza contare che hanno omesso di consegnare tutta la documentazione sanitaria agli inquirenti. Tutto quanto con un conflitto di interessi pazzesco e in particolare non hanno consegnato la Tac effettuata a Bari prima della craniectomia, fondamentale per accertare la verità sulla morte di Valeria. Ma anche la registrazione dello stesso intervento eseguito successivamente: ricordo che quella Tac fu eseguita con il metodo di contrasto, nonostante già a Taranto fosse stato contro indicato. E aggiungo che per ben quattro volte abbiamo chiesto alla direzione sanitaria del Policlinico Consorziale di Bari  la lastra della Tac, più il dischetto e non ci hanno mai risposto. Infatti, in merito a queste istanze, ho fatto una denuncia nei confronti della struttura sanitaria in Procura. Guardi, questo e tanto altro ancora è dimostrabile dalla documentazione in mio possesso, senza ombra di dubbio>>.

 

Va bene, saranno i tribunali a stabilirlo. A proposito: a che punto sono i processi?

 

<<Non ci crederà, ma fino a oggi sono passati 1200 giorni e nessun processo e’ iniziato ancora. Io sinceramente penso che in Italia ci sia una giustizia che viaggia a doppia velocità, con due pesi e due misure, incapaci di prendere posizioni che possano dare dignità ai cittadini. Insomma, com’e’ possibile che alcuni processi si chiudono dopo alcuni anni e nel nostro caso, a distanza di tre anni e mezzo, non ne sia ancora iniziato uno, con tutte le denunce e successive inchieste sul decesso di mia figlia? E badi che ci sono tanti cittadini che chiedono giustizia, beffati dalle norme, dalle prescrizioni dei termini e quant’altro, pur di impedire che giustizia sia fatta. Ecco, su questo dovremmo riflettere>>.

 

Nel suo caso come si sono comportate  le procure che hanno condotto le indagini?

 

<<Oggi mi sento di affermare che dopo il danno di chi ha causato la morte di mia figlia e che ha distrutta la mia famiglia, sto subendo pure la beffa della giustizia che non ha mai cercato la verità, arrivando all’archiviazione di inchieste sui medici che ritengo responsabili. Personalmente posso dire che sono stato trattato male pure dalla Procura di Bari. Nel 2015 avevo chiesto un incontro con il capo della Procura stessa e dopo varie istanze mi fu fissato un incontro, il 14 agosto, quando tutti gli avvocati sono in ferie: l’incontro era finalizzato per cercare una collaborazione che potesse aiutare  a  fare luce  alla mia vicenda, ma anche tentare insieme di mettere un freno ai tanti episodi di malasanità che si consumano nei nostri ospedali. Beh, dopo pochi minuti e dopo aver chiesto notizie in merito alla vicenda di mia figlia, la risposta fu che tutto il materiale era presso la Procura di Taranto e che era lì che mi dovevo rivolgere. Guardi, la realtà è che ho dovuto acquisire personalmente documenti che nessuna delle due procure  hanno mai acquisito; le denunce che ho fatto sono il frutto del mio lavoro e non di chi doveva investigare, tutta la verità si trova adesso nella documentazione clinica che io ho dovuto leggere con tanta attenzione. Insomma, com’e’ possibile che mia figlia a Taranto aveva già dal primo intervento un’emorragia oculare e un edema cerebrale cosi come ha raccontato un medico che ha partecipato al primo intervento? Mai hanno fatto una valutazione o un approfondimento sulla situazione cerebrale di Valeria? E come mai non hanno mai effettuato un elettro-encefalogramma o una Tac? Ricordo che molte ore prima dell’arrivo dei medici del Policlinico di Bari, per ben due volte prima a mia moglie e poi al sottoscritto veniva detto che per mia figlia non c’era più speranza e allora cosa sono venuti a fare i medici da Bari? Perché oggi non c’e’ traccia in tutta la documentazione clinica di esami sulla situazione cerebrale, nonostante lo stesso medico dell’equipe lo riporta in cartella clinica?>>

 

Scusi Lepore, che idea s’è fatta sull’intera vicenda?

 

<<Beh, l’idea che mi sono fatta è collegata al comportamento avuto dai diversi medici che hanno prestato cure a mia figlia, tentando a ogni costo di nascondere la verità. Io sono convinto che mia figlia era già morta a Taranto e che hanno inscenato la storia del tentativo ultimo salvavita, riservandosi cosi di comunicare la morte cerebrale in qualsiasi momento, quando lo decidevano: ecco spiegata l’assenza  di Tac ed elettro-encefalogramma. Magari le hanno anche fatte, ma poi le han fatte sparire cosi come scrivono i nostri consulenti. Ora non chiedo giustizia, la pretendo>>.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 7 Novembre 2017

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