Helen ed Anna, amore e guerra
Nel 1903 negli Usa usciva ‘Storia della mia vita’ di Helene Keller. Sorda e cieca dall’età di diciotto mesi, questa donna imparò a convivere con i propri limiti al punto da divenire una scrittrice e una suffragetta. Un risultato al quale non sarebbe mai giunto senza il sostegno di Anne Sullivan, i cui ‘prodigi’ di educatrice giustificano il titolo (‘Anna dei miracoli’) sia del film di Arthur Penn del 1962 che dello sceneggiato RAI del 1968 diretto a Davide Montemurri e interpretato da una formidabile Cinzia de Carolis, che all’epoca aveva appena otto anni. Ispirandosi all’autobiografia della Keller, Silvia Battaglio, una giovane attrice-danzatrice torinese, compone un omaggio a quelle due donne non comuni. ‘Io amo Helen’ è stato in cartellone all’Abeliano la scorsa settimana. Accompagnata in scena da Patrizia Pozzi, quest’ultima nei panni della ‘miracolosa’ insegnante (Anna), la Battaglio dà vita ad un performance che potremmo dire di teatro-danza. Inizialmente il rapporto tra la Keller e la Sullivan fu quasi muscolare. Non accettando la metodologia ruvida e il carattere forte di Anna, la piccola Helen ingaggiò con la sua educatrice frequenti corpo a corpo. Questo aspetto (fondamentale) del loro rapporto trova molto spazio nell’allestimento della Battaglio vestendosi di modalità coreutiche. Helen scappa, si arrende, poi contrasta, quindi cede ancora, poi contrattacca… Anche quando brusco, anche quando rabbioso, il movimento è sempre armonico. E dolcissimo si fa allora che le due donne entrano in sintonia. Una partitura corporea che scivola in parallelo a quella della parola, quest’ultima espressa ovviamente solo da Anna. Un coppia ben assortita questa Battaglio/Pozzi, perché alla fragilità rabbiosa e inafferrabile della prima si contrappone la caparbietà tetragona e paziente della seconda. Sì che se in viso alla piccola Helen si dipinge lo smarrimento stupito dinanzi alla percezione che il mondo da cui è sempre stata esclusa sta per schiudere uno spiraglio, in viso ad Anna prende forma un sentimento altrettanto mutevole che va dallo scoramento alla speranza. Questo generale pendolare tra estremi trova riscontro anche nel felice contrasto dei costumi oltre che nella sapienza del disegno luci. Un allestimento molto accurato al quale manca solo che oasi troppo lunghe di silenzio vengano alleggerite da qualche nota in sottofondo. Ben meritati applausi alle due interpreti da parte di un pubblico inopinatamente scarso. – Intanto, anche per Natale il Nuovo Abeliano non si ferma : dal 25 al 29 è in cartellone ‘Scéche-Spirre’ , spettacolo che sarà replicato anche a capodanno.
Italo Interesse
Pubblicato il 24 Dicembre 2013