I 200 anni di Palese. celebrazione o autocelebrazone?
Un anno dopo i festeggiamenti per i 200 anni dalla nascita di Palese nell’ex frazione è stata diffusa una rivista a colori di una cinquantina di pagine, che contiene soprattutto numerose immagini delle manifestazioni svoltesi nel 2011, per ricordare l’evento. Nella rivista, il cui titolo, per l’appunto, è: “200 anni della nascita di Palese” di storia c’è ben poco e di Palese altrettanto. Anche il resoconto delle celebrazioni e gli altri servizi giornalistici hanno forse un ruolo marginale rispetto alle immagini . E ciò non è sfuggito agli occhi “attenti” di molti, palesini e non, che non sanno spiegarsi come mai, un opuscolo sui 200 anni di Palese, proponga quasi esclusivamente ritratti di persone ( quasi sempre le stesse), piuttosto che squarci caratteristici del luogo che dovrebbe celebrare . Una foto attuale di un angolo di territorio appare solo in ultima pagina, per ricordarci che Palese ha un mare e un lungomare . Qualche foto d’epoca compare con l’articolo di Cecilia Pignataro, che ha voluto ricordare ai lettori l’importanza di salvaguardare le identità locali e le radici territoriali. Praticamente una bella nota quella della Pignataro, che però stona con l’impianto del pamphlet, poiché risulta essere paradossalmente un monito rimasto inascoltato, se si considera che di storia raccontata, o di immagini vecchie e nuove del territorio di Palese, c’è praticamente poco o nulla. Infatti, i duecento anni di storia locale sono affidati ad appena una decina di foto con laconiche didascalie. Sarebbe stato forse utile ed educativo, ad esempio, riferire della contesa fra Bari e Bitonto per il possesso del vicino porto di Santo Spirito, che, pur non riguardando Palese, è comunque una vicenda storica di quel quartiere “gemello” che con Palese attualmente forma la Prima Circoscrizione. Un luogo, quindi, della cui importanza ci si era resi conto già nel 1511, quando Isabella d’Aragona dichiarava la zona della vicina Santo Spirito “zona promiscua” col territorio di Palese. Nel 1527 la figlia Bona Sforza fece altrettanto. Oltre quattrocento anni dopo, nel 1979, le zone di Palese, Santo Spirito, Catino e San Pio venivano accorpate dal Comune di Bari in un’unica Circoscrizione amministrativa, la Prima appunto, riconoscendo così l’omogeneità territoriale, prima ancora che storica, delle due ex frazioni. Una storia lunga e nobile, di cui sarebbe stato forse opportuno per l’occasione riferire alle giovani generazioni di palesini almeno gli eventi più salienti di questi duecento anni di storia e dei protagonisti locali che l’hanno animata. Sarebbe stato importante far capire il processo che ha trasformato il quartiere, da comunità rurale, in vera e propria cittadina urbana . Sarebbe stato pure interessante, forse, riferire dell’origine del nome, che secondo alcuni si deve a un oste di Palo del Colle, secondo altri a un “palittium”, ossia una palizzata posta dinanzi a un casale medievale. Sarebbe stato certamente raffinato far scoprire delle ville tardo-barocche o delle masserie fortificate ancora oggi presenti sul territorio o ancora citare la Chiesa dell’Annunziata, in stile romanico pugliese. Perché poi non mostrare i resti della via Traiana, il ponte ottocentesco su lama Balice, le ville di inizio Novecento!Di cose da dire, insomma, ce ne erano. Ma così non è stato! E ciò è evidente o, per restare in tema, è “palese”, a cominciare da una copertina che forse sarebbe stata più consona, se fosse stata occupata da una bella veduta di Palese, del suo mare, dei suoi ulivi, dei suoi colori. Ma l’amena Palese non ha potuto godere delle luci e dei riflettori della ribalta neanche alla veneranda età di duecentouno anni, visto che, come commenta un palesino, i celebranti hanno “rubato” la scena alla celebrata . I duecento anni di Palese non dovevano essere solo l’occasione per dispensare sorrisi che, senza dubbio piacevolmente irrompono in ogni pagina. Questi ultimi, semmai, dovevano rispettosamente accompagnarsi anche con un po’ di storia e con la memoria dei personaggi cari al paese. Infatti, molti palesini che hanno avuto tra le mani la rivista ironicamente commentano: “sembra che ci sia stata una corsa ad accaparrarsi l’evento ”. E qualcuno non del luogo che ha visto la rivista potrebbe aver pensato che il paese non esiste come comunità, ma solo come ritrovo dei …soliti noti e che le celebrazioni, a volte, confondano celebranti e celebrati ”. Però, tra cento o duecento anni, quando si spera che Palese esista ancora come paese con una propria identità urbana, e non come semplice periferia metropolitana, chi si ricorderà più dei ritratti di questa specie di book fotografico? A Palese se lo chiedono in molti! Il famoso profeta della pop-art Andy Warhol pensa che “Prima o poi tutti hanno il loro quarto d’ora di notorietà”….Palese può aspettare!
Laura Bienna
Pubblicato il 28 Giugno 2012