Cultura e Spettacoli

I bimbi, il dolore gratuito

Fosse vissuto oggi, era di atrocità industriali a danno dei bambini, chissà di quanto Dostoevskij avrebbe caricato la filippica di Ivan Karamazov contro l’inettitudine celeste nel celebre dialogo della taverna in compagnia del fratello Alioscia. ‘La rivolta’ è il capitolo più ‘moderno’ de I Fratelli Karamazov, un capitolo al quale non è facile restare insensibili. Lo sa bene Leonardo Capuano che, punto al cuore dal tema del dolore gratuito, vi tesse intorno un testo toccante. Interpretato dallo stesso autore, ‘La sofferenza inutile’ è andato in scena al Nuovo Abeliano fra venerdì e sabato scorsi. Coperto da un funereo tulle nero, stancamente addossato ad un confessionale, Ivan-Capuano confessa tutto il suo sprezzo per un ordine di cose dove non c’è speranza di “far quadrare i conti”. A differenza che nel romanzo, qui non esiste contraddittorio. Alioscia, quasi il sacerdote che ambisce a diventare, se ne sta chiuso nel confessionale ad ascoltare il fratello, impegnato in uno J’Accuse che procede senza acuti, senza acredine, tra lunghe sorsate di vodka che sanno di sconfitta. Poi una svolta musicale improvvisa e feroce come un colpo di mannaia irrompe a strappare la scena dall’originale taverna per scaraventarla in quest’era sgangherata. Il confessionale si rivolta come un guanto ed evolve nel bancone di mescita di uno di quei locali dove si tira sino all’alba fra musica a volume smodato, alcool e sostanze tossiche. Alioscia non è più Aloscia, ma un dj assatanato che divide la mela del peccato con un avventore. Dopo, evolvendo in una specie di Angelo della Morte, strappa lo stesso avventore al suo lugubre sudario e la denuda, gesto propedeutico alla rinascita, che avviene per avvolgimento ancora nel tulle, questa volta bianco. Il gesto di ‘appuntare’ sul legno quel fragile, niveo guscio con un colpo di pugnale sancisce la fine dei tormenti di Ivan. Allora, note e parole di Sergio Endrigo scendono lente insieme al buio. ‘La sofferenza inutile’ è lavoro che prende al cuore e non si dimentica. Leonardo Capuano è grande nel rendere tutta la solitudine e l’impotenza dell’Uomo stretto nella morsa dei misteri dell’esistenza altrettanto che il Maestro nell’indicare nella costanza di un atteggiamento dignitoso e stoico la via, se non di fuga, del sollievo ai guasti inevitabili dell’esistenza. Pubblico immeritatamente scarso ma commosso e a lungo plaudente. – Prossimo appuntamento al Nuovo Abeliano : domani sera, con ‘Il sogno degli Artigiani’, un testo di Michele Santeramo. Regia di Michele Sinisi. Con : Michele Altamura, Nicola Borghesi, Riccardo Lanzarone e Gabriele Paolocò. Produzione Vico Quarto Mazzini.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Febbraio 2014

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