Cultura e Spettacoli

I cialtroni erano al soldo della Serenissima?

Edito da Levante Editori, ‘Storie baresi’ raccoglie le tante notiziole relative alla Bari d’un tempo che Vito Melchiorre cavò da montagne di documenti vecchissimi setacciati  con passione paziente nel corso di una vita consumata fra biblioteche e archivi. Una delle più gustose di queste spigolature ha per oggetto la disavventura  di un piccolo veliero barese di proprietà di tale Angelo Di Marzo che la mattina del 18 luglio 1795, mentre veleggiava nelle acque di Vieste, si vide raggiunto da una feluca. Da questa salirono a bordo dell’imbarcazione barese tre uomini armati e carichi ciascuno di una bisaccia. Mentre la feluca si allontanava, i tre, armi in pugno,  ingiunsero al Di Marzo di condurli a Giulianova. I un secondo momento i tre dissero di essere calabresi e che la loro meta non era Giulianova bensì le coste della Dalmazia, dove non aveva potuto portarli la feluca a causa di una falla che si era aperta cento miglia avanti, vicino Brindisi, nell’urto contro uno scoglio affiorante. Poiché l’equipaggio barese si era dichiarato affatto pratico delle coste dalmate, i “bricconi” assunsero il governo del legno, manifestando nei successivi otto giorni di navigazione una consumata perizia nautica. Prima di toccare terra (una spiaggia distante un miglio da un dominio veneto chiamato Cittanova) i dirottatori aprirono le bisacce cavandone una arsenale di armi e divise militari di cui si vestirono. Infine, nell’atto di abbandonare la nave, consegnarono al capitano, come compenso del “disturbo”, un “coppetto di carta” che a loro dire conteneva 36 zecchini fiorentini. I baresi ripresero subito il largo. Quando in alto mare aprirono il ‘coppetto’ vi trovarono 36 fiches… In chi si imbatterono Di Marzo e compagni? Melchiorre non si sbilancia. Proviamo a valutare alcune cose : questa difficoltà a trovare un mezzo che porti i tre uomini dall’altra parte dell’Adriatico, difficoltà accompagnata dalla fretta, ha del sospetto. E perché, dopo aver detto Giulianova, optare per tutt’altra meta, cioè Cittanova? Uomini in fuga, certamente. Per di più, uomini a corto di mezzi (la trovata del cartoccio con gettoni da gioco invece che zecchini è tragicomica). Evasi, allora? Però il fatto di quelle divise che a sorpresa emergono dalle bisacce un attimo prima di prendere terra fa pensare a disertori. Per quanto in questi casi sia sempre buona norma liberarsi di panni compromettenti. Allora mercenari al soldo della Serenissima, gente mandata in missione nel Regno delle Due Sicilie? Ma spie, agenti segreti, attentatori o guastatori che siano non vanno all’estero con i soldi contati. A meno che queste mezze tacche non si fossero giocato il fondo-spese in qualche bettola, il che spiegherebbe quel rimasuglio di gettoni. In definitiva, tre cialtroni.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Dicembre 2016

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