Cultura e Spettacoli

I colossi sfiatati

Nella storia nostrana del trasporto pubblico c’è stata la Bari dell’omnibus, del tram, della filovia e anche quella del bus a due piani. Quest’ultima conobbe una breve e non proprio fortunata stagione nella prima metà degli anni settanta. L’avvento del Fiat 412 modello Aerfer (vedi immagine) fece sensazione. Colossi di quel genere erano di casa solo nelle grandi città. Al di sotto di Napoli non erano mai scesi. Poi, un giorno, ecco uno stock di sei-sette vetture bipiano circolare in città. Da dove erano spuntati ? Poiché a quei tempi le targhe seguivano il criterio di appartenenza provinciale, non fu difficile individuarne la provenienza : Venivano da Roma. Non era la prima volta che la Bari del trasporto pubblico si nutriva degli scarti delle grandi città. Già alla fine degli anni sessanta lo sviluppo urbanistico del capoluogo aveva costretto l’Amtab ad allargare il parco mezzi. Ma coi quattro soldi messi a disposizione dal Comune non si poteva che attingere al mercato dell’usato. E così non solo a Bari. Da Napoli in giù era un florilegio di vetture targate Roma, Napoli, Torino… Pazienza, l’importante era trovare come coprire distanza urbane che crescevano vertiginosamente. Per cui quando il modello Aerfer fece il suo debutto in città, tutti dimenticarono la storia della minestra scaldata. Anche se di seconda mano, quello era un bus a due-piani, proprio come nelle metropoli, come all’estero! Gongolando, l’utenza affollò subito i ‘nuovi’ mezzi, che l’Amtab aveva destinato interamente alla linea 3, quella che portava al CEP (Centro di Edilizia Popolare), come all’epoca veniva ancora chiamato il quartiere San Paolo. La scelta nasceva dal fatto che la n° 3 era l’unica linea di collegamento fra il popolosissimo Quartiere e la città, sicché i pochi mezzi a disposizione viaggiavano regolarmente in mezzo a ritardi, disagi e altri  inconvenienti. Si pensava, raddoppiando il numero di passeggeri e mantenendo intatto il numero di vetture disponibili di risparmiare tempo  e carburante : tra l’altro il bipiano, almeno in teoria, doveva contribuire ad alleggerire il traffico, che andava facendosi caotico. Fu un magro affare, invece. Lenti, sfiatati, pesanti nel traffico, quei bus a due piani sempre affollati ai limiti della capienza, andarono subito incontro a grossi problemi, il primo dei quali era il surriscaldamento del motore. C’era poi il fatto che il piano superiore, non controllato nemmeno dal bigliettaio (che tempi, c’era anche questa figura) era di fatto una terra di nessuno, spesso teatro di scene affatto edificanti. Insomma, quando uno alla volta quei bestioni ebbero esalato l’ultimo respiro, l’Amtab si guardò bene dal ripetere l’esperimento.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 13 Aprile 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio