Cultura e Spettacoli

I conigli di Sant’Andrea

Il modesto patrimonio insulare pugliese annovera nel Salento un livellato affioramento roccioso vasto mezzo chilometro quadrato distante poco più di un miglio marino da Gallipoli. Non fosse per il gigantesco faro che vi venne eretto nel 1866 e che svetta a 45 metri d’altezza (è tornato in funzione nel 2006), l’Isola di Sant’Andrea quasi sfuggirebbe allo sguardo per quanto poco si eleva sulla superficie dello Jonio : appena tre metri. Ciò la porta ad essere spazzata dai marosi in caso di forte vento. Questi continui accumuli di sale hanno reso l’isola vegetalmente ‘glabra’, a parte pochi cespugli di macchia mediterranea. Insomma, un posto inospitale, buono solo per il gabbiano corso che vi nidifica e per uccelli di passo che vi fanno tappa. Nondimeno l’isola di Sant’Andrea ha ospitato l’uomo. Primitivi dell’età del bronzo hanno lasciato tracce del loro passaggio e alla caduta dell’impero romano monaci bizantini eressero una cappella – della quale restano pochissime rovine – consacrata al culto di Sant’Andrea, da cui il nome dell’isola. Sulla fine degli anni trenta sull’isola  si insediò un presidio della Marina che fece costruire una doppia postazione di artiglieria (sono ancora visibili a pochi passi dal faro due enormi basamenti rotondi in cemento armato). Ancora di recente pastori gallipolini usavano caricare le greggi su barche e portarle qui a pascolare. A Sant’Andrea, poi, sul versante settentrionale era presente una fonte d’acqua. La fonte dava vita a una piccola zona umida ricca di giunco. In seguito i gallipolini, nel timore che quello stagno diventasse fonte di malaria lo collegarono al mare attraverso due piccoli canali artificiali. A Sant’Andrea non si può più mettere piede da quando l’isola è stata dichiarata habitat naturale di importanza comunitaria. Ciò allevia le difficoltà di sopravvivenza di una colonia di conigli. Fino agli anni sessanta sull’isola vivevano alcune famiglie di pescatori, che integravano i loro modesti proventi allevando conigli. Quando quei pescatori, stanchi di una vita grama e attratti dalle lusinghe della neonata Italsider abbandonarono Sant’Andrea, liberarono le bestiole. I conigli si adattarono non solo a quel poco di cibo che l’isola offre ma anche all’acqua divenuta salmastra dell’originaria zona umida. Ciò dovrebbe aver generato interessanti mutazioni genetiche che andrebbero studiate. I conigli di Sant’Andrea fanno ricordare un’altra storia, quella dell’Isola Grande. Questa volta parliamo di un altro isolotto del Salento, un affioramento roccioso largo 400 m. e lungo 2,5 km posto a poche decine di metri dalla costa di Porto Cesareo sul quale negli anni cinquanta fu promosso l’allevamento di conigli allo stato brado. Il moltiplicarsi delle bestiole spinse la gente a ribattezzare il sito  : Isola dei Conigli. Oggi di quei conigli rimane solo il ricordo avendo assunto l’Isola Grande vocazione esclusivamente turistica a ragione del suo elevato valore ambientale.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 3 Dicembre 2015

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