Cronaca

I contribuenti baresi ora vogliono più chiarezza per l’aumento del 30% della Tarsu

Molti contribuenti baresi, che si lamentano e protestano per il recente aumento della Tarsu, la tassa rifiuti solidi urbani, del 30% in più rispetto allo scorso anno, ora vorrebbero vederci chiaro su come il Comune di Bari gestisce gli introiti provenienti da questo tributo. Infatti, la motivazione addotta dall’amministrazione Emiliano, che scarica unicamente sul Governo nazionale la responsabilità per tale aumento, sostenendo che la decisione del Comune di aumentare la Tarsu in misura così esosa sarebbe un obbligo derivante da una legge nazionale, il decreto legge 201 del 2011, emanato per l’appunto dal governo Monti. Tale decreto, in effetti, stabilisce che le entrate provenienti dalla Tarsu devono coprire interamente il costo del relativo servizio ed il Comune non può più integrare i costi sostenuti per il servizio di igiene urbana con i fondi ordinari di bilancio. “Però, sta di fatto – sostengono alcuni contribuenti – che tale disposizione era già prevista da precedenti Finanziarie e sempre per lo stesso motivo l’amministrazione Emiliano, già nel 2010, aveva aumentato le tariffe della Tarsu di un 25%. Ora è alquanto incomprensibile che il Comune si sia avvalso nuovamente della facoltà di aumentare questo tributo, applicando ancora una volta il massimo dell’aliquota consentita dalla legge, in un lasso di tempo di appena due anni”. Infatti, i tanti contribuenti che si lamentano, per la decisione dell’amministrazione barese di aver aumentato in modo così consistente le tariffe, non sembrano affatto convinti dalle spiegazioni finora fornite, in varie occasioni, dall’assessore al Bilancio, Giovanni Giannini, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, o dal presidente dell’Amiu, Gianfranco Grandaliano. Da quest’ultimo, invece, molti cittadini vorrebbero chiarimenti sulle disfunzioni che quotidianamente si registrano nel servizio di pulizia delle strade ed in quello di raccolta dei rifiuti. Disfunzione che sono più evidenti soprattutto nelle zone periferiche, come Ceglie, Carbonara, Palese e Santo Spirito, ed in quelle più popolari, come il quartiere Libertà, il San Paolo, Japigia, Catino ed Enziteto. Ma anche nella centralissima piazza Garibaldi, a Bari, le lamentele non sono da meno, per la carente pulizia nell’area interna dei giardini comunali. Infatti, proprio qui qualche giorno fa alcuni dei cittadini, seduti alle panchine presenti all’interno della villa comunale, si lamentavano per lo stato di trascuratezza in cui versa la struttura non solo per la scarsa pulizia, ma anche per la carente manutenzione delle aree verdi da parte del Comune. Ed uno di quei cittadini a voce alta si chiedeva: “Ma l’assessore comunale al verde ed all’ambiente non passa mai da queste parti, neppure per caso?” E poi continuando: “Quando l’attuale assessore all’ambiente, Maria Maugeri, ricopriva l’incarico di consigliere comunale, si vantava del proprio operato per aver chiesto più risorse per la manutenzione del verde pubblico.” E concludeva: “Ora, però, che la Maugeri è in giunta, non la si sente più. Ecco i risultati!”. Una considerazione, quest’ultima, condivisa anche da altri anziani presenti, che commentavano negativamente anche la latitanza dell’assessore comunale all’ambiente per i problemi di igiene e pulizia che sono ormai un dato comune a molte zone della città. E per questo, infatti, che alcuni cittadini non si rassegnano al subito aumento della Tarsu e promettono battaglia nel caso in cui la situazione igienica a Bari ed in periferia non dovesse migliorare. Ma soprattutto, se l’Amministrazione non farà chiarezza piena con la cittadinanza per le somme erogate all’Amiu per il servizio di pulizia, raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. “E risposte ancor più esaustive – rilevava qualche bene informato – l’amministrazione dovrà darle in merito all’impiego dell’intero introito ottenuto dalla riscossione della Tarsu”. E poi prosegue: “Infatti, la Tarsu è un tributo a finalità vincolata, per cui c’è da credere che il Comune la utilizzi totalmente ed unicamente al fine per il quale è ammessa”. Se così non fosse, questa volta, potrebbero essere in molti a pensare di attivarsi nelle sedi competenti, con azioni giudiziarie appropriate, per fare accertare e dichiarare un eventuale abuso di questa facoltà impositiva a livello locale.

                                                                                                   

Giuseppe Palella   


Pubblicato il 15 Settembre 2012

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