Cultura e Spettacoli

I Corazzieri in sella ai ‘murgesi’

I Corazzieri costituiscono un reparto dell’Arma dei Carabinieri che fa da guardia d’onore al Presidente della Repubblica. Oltre ad essere alti almeno un metro e novanta, a resistere a prolungati turni di servizio in piedi in ‘austera immobilità’ e manovrare con perizia imponenti Moto Guzzi California, questi uomini devono saper cavalcare alla perfezione. Compito, quest’ultimo, tradizionalmente svolto in sella a cavalli irlandesi. Ma negli ultimi tempi si stanno rivalutando le migliori razze italiane. Ebbene, da gennaio di quest’anno, la scuderia dei Corazzieri annovera tre cavalli murgesi. E’ la consacrazione per l’unica razza equina pugliese riconosciuta, risultato ottenuto grazie alla passione e alla lungimiranza di pochi allevatori nostrani malgrado la miopia della politica zootecnica italiana. Declassato ad animale da tiro e agricolo e ad animale da carne, il cavallo murgese ha rischiato seriamente di scomparire malgrado il passato glorioso. Si vuole che questo cavallo sia stato un’invenzione, per così dire, di Federico II, il quale avrebbe spostato sulle Murge alcune mandrie di un morello indigeno originario della pianure erbose del Tavoliere. L’obiettivo era costringere questo promettente animale al suolo arido e pietroso dell’altopiano pugliese affinché il contatto con la roccia consentisse lo sviluppo di arti più robusti e zoccoli molto solidi. Il che gli avrebbe consentito di diventare più duttile, ovvero di muoversi velocemente e con grande destrezza malgrado la corporatura massiccia anche in condizioni estreme (ghiaccio, neve, fango). Il calcolo si rivelò esatto e già dopo un paio di secoli il murgese aveva raccolto l’attenzione degli intenditori : Durante il Rinascimento la Repubblica di Venezia usava allevare in Puglia i suoi cavalli (sul prospetto della masseria Cavallerizza, nell’agro monopolitano, è incastonato un bassorilievo raffigurante il leone di San Marco). Nel Seicento cavalli murgesi vennero acquistati dalla corte di Madrid. Nel secolo successivo fu altra corte europea, quella austriaca, ad assicurarsi alcuni stalloni nostrani, da cui discesero i due rami della celebre razza Lipizza. Anche l’Ottocento è prodigo di testimonianze, seppure indirette, a favore del murgese. Il colonnello Chevilly del neonato esercito italiano, che conobbe il battesimo del fuoco contro gli insorti del Mezzogiorno, ebbe a dire che “la cavalleria risultava inutilizzabile nei boschi, sui monti e in generale su tutti i terreni fortemente accidentati dove invece i briganti avventuravano le loro cavalcature”. Senza saperlo, Chevilly stava parlando dei cavalli murgesi. Cavalli che Gaetano Negri, un ex garibaldino poi ufficiale di cavalleria piemontese, definì “eccellenti” e montati da “uomini discretamente coraggiosi”.

Italo Interesse


Pubblicato il 29 Luglio 2017

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