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I croceristi spariscono e cala il buio sul porto di Bari: in crisi il terminal crociere

La crisi non risparmia i vacanzieri che s’imbarcano sulle navi da crociera attraccando nei porti più esotici d’Europa e de Mondo. E così anche il porto di Bari, meta di grosse società di crociere, è andato in crisi. Per gli addetti ad alcune operazioni di servizio nel Porto di Bari, difatti, è stata avviata  la procedura della cassa integrazione in deroga. Se ne sono accorti anche alcuni politici locali, apprendendo che la crisi sarebbe determinata da un forte calo del numero dei croceristi che raggiungono lo scalo portuale del capoluogo pugliese. “Poiché il sistema portuale rappresenta, da sempre, una leva di straordinaria importanza per l’economia territoriale, ho depositato un’interrogazione diretta agli assessori regionali ai Trasporti e Turismo, per sapere come e se intendano sostenere la crisi della stazione barese e del turismo nella Provincia di Bari”, ha spiegato subito il consigliere regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli. “Il flusso dei croceristi deve essere incentivato con una seria e concreta attività di promozione del territorio – ha aggiunto il consigliere azzurro – con la realizzazione di itinerari e percorsi da proporre alle compagnie armatrici affinché siano inserite nella loro offerta turistica. Del resto, l’intera Provincia di Bari ha grandi potenzialità per le sue ricchezze storiche, artistiche e architettoniche, oltre al paesaggio. Senza considerare i traffici commerciali che giocano un ruolo fondamentale per la realtà portuale barese e che andrebbero supportati con interventi di ammodernamento infrastrutturale. Infine, nuovi scenari attendono risposte politiche che speriamo siano convincenti, a partire dal Piano nazionale della portualità e della logistica, approvato dal Governo Renzi, che individua i porti strategici riorganizzando anche la governance delle Autorità. La Regione Puglia, in quest’ottica, deve essere protagonista, specie perché i nostri scali pugliesi soffrono per la grande concorrenza di quelli esteri, che godono di una tassazione agevolata e che sono, dunque, più appetibili dei nostri per le compagnie multinazionali. Attendo risposte alla mia interrogazione – ha concluso Damascelli- ed auspico anche che la Giunta regionale voglia istituire un tavolo tecnico con l’Autorità Portuale, per avere contezza degli interventi infrastrutturali necessari al rilancio del porto”. E puntuale ai venti di crisi si sono aggiunte le mannaie della cassa integrazione e guadagni per gli operatori del porto di Bari. Almeno per ora a tremare sono una trentina di operai della Gsa che gestisce i servizi di trasporto, facchinaggio, pulizia, sorveglianza, viabilità e sicurezza. Il crollo dei flussi turistici che ha condotto al quasi ‘default’ delle aree da crociera al terminal barese sono state determinate, inutile dirlo, dall’acuirsi delle guerre in Medio Oriente.
E la drastica diminuzione dei passeggeri ha ridotto i ricavi della società di servizi che oramai opera da quasi cinque anni, peraltro dopo una appalto che provocò anche esposti e denunce e che pochi, a così poco tempo di distanza, avrebbe previsto finire così male. Ma la decisione di attivare le fila della Cassa Integrazione e Guadagni ha già provocato la reazione dei sindacati, a partire dalla Cgil Bari, visto che il porto di Bari era considerato, specie negli ultimi anni, tra gli scali più ormeggiati dalle navi da crociera e dai traghetti, Costa e Msc in testa. Ma evidentemente la svolta dei venti di crisi è stata repentina come non mai, sorprendendo in primis gli stessi lavoratori che, come ha comunicato la società, in alcuni casi dovranno addirittura rinunciare da subito ad alcuni extra e benefit.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Ottobre 2015

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