Cronaca

I detenuti a fine pena saranno impegnati in attività sociali per il Comune

Cesare Beccaria, se fosse ancora in vita, sarebbe senza dubbio entusiasta della convenzione firmata dal Comune e dalla casa circondariale di Bari, che mira a rieducare i detenuti, inserendoli nel mondo lavorativo. L’accordo, in esecuzione del protocollo d’intesa siglato tra ANCI, Regione Puglia e Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Puglia (PRAP), consentirà alle persone recluse di impegnarsi in attività sociali per il Comune di Bari. I settori nei quali potranno trovare un impiego, non retribuito, sarà quello dei rifiuti e quello della manutenzione dei giardini, quindi Amiu e Multiservizi. Entrambe le aziende municipalizzate hanno infatti espresso il proprio consenso. “Il 30 aprile rappresenta il termine ultimo per adeguarci ai parametri imposti dalla Corte Europea – ha dichiarato il responsabile Area educativa Tommaso Minervini – purtroppo il fenomeno del sovraffollamento delle carceri italiane è notevolmente preoccupante. Basti pensare che il surplus in Italia è di 12 mila e 864 unità, in Puglia invece ammonta a 1333 e a Bari a più 97. Si tratta di dati variabili, ma è importante fare qualche passo avanti verso la reintegrazione dei detenuti nella società”. A Lucera e a Brindisi questo tipo di pratica è già stata avviata; a Bari, dopo la sottoscrizione della convenzione, si partirà con una fase sperimentale, che riguarderà, per il momento, tre detenuti, condannati definitivi, nella fase finale della propria pena e, soprattutto, che non si sono macchiati del reato di associazione mafiosa (41 bis). “In futuro – ha poi proseguito Tommaso Minervini – ci auguriamo che il progetto possa interessare un maggior numero di detenuti, ma si tratterà sempre di persone con un basso profilo di pericolosità e che abbiano scontato quasi del tutto la propria pena”. I tre detenuti sono stati già individuati, hanno un’età compresa tra i 30 e i 40 anni e dovranno occuparsi di svolgere lavori utili alla collettività in determinate aree della città, che saranno precedentemente concordate, per circa un paio d’ore. Potranno godere di una copertura assicurativa, ma non otterranno alcuna retribuzione, “su quest’ultimo punto sono un po’ scettico – ha spigato il sindaco Michele Emiliano – perché, secondo la Costituzione italiana, ogni lavoro deve essere retribuito. Ad ogni modo, non posso che ritenermi soddisfatto della convenzione, che mira a rieducare delle persone, che proprio grazie al carcere hanno invertito la propria vita ed hanno iniziato a lavorare. La produttività degli ex detenuti è nettamente superiore rispetto a quella di alcuni dipendenti della Multiservizi. E’ un dato comprovato” ha sostenuto il primo cittadino. La convenzione si inserisce all’interno di quella che, nel gergo giuridico, viene definita giustizia ripartiva. E’ un procedimento  in cui la vittima e il colpevole partecipano attivamente alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato e richiede il libero consenso delle parti, interessate a trovare una via di uscita all’empasse in cui si sono bloccate. “Prima di poter svolgere lavori utili alla collettività –  ha poi spiegato la direttrice della Casa circondariale Bari, Lidia De Leonardis – il detenuto sarà sottoposto ad un’osservazione scientifica della personalità e, solo dopo aver ottenuto l’approvazione del magistrato, si potrà procedere”. I detenuti non saranno scortati da Forze dell’Ordine, ma si sta pensando di costituire degli organi di controllo specifici.

 

Nicole Cascione


Pubblicato il 13 Marzo 2014

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