Cultura e Spettacoli

I drifters della salvezza

Nel pomeriggio del 21 febbraio 1916 due imbarcazioni all’ormeggio nel porto di Bari ricevevano l’ordine di salpare immediatamente e di fare rotta verso le acque di Durazzo. Un ordine veramente insolito, dal momento che quelle imbarcazioni, avevano dovuto prendere il mare lasciando sul molo le speciali reti di cui erano fornite. Reti non destinate a prendere pesce. Lo Hasting Castle e il Selina erano infatti due drifters in forza alla Royal Navy (la Gran Bretagna era alleata dell’Italia). Si trattava di pescherecci a vapore di grandi dimensioni, attrezzati per la pesca a strascico delle aringhe nel Mare del Nord e che allo scoppio del conflitto erano stati requisiti e utilizzati per la posa e la vigilanza delle reti antisommergibile poste a sbarramento del canale d’Otranto. L’intercettazione dei mezzi subacquei avveniva per mezzo degli idrofoni di cui quelle reti erano fornite. Una volta intercettata l’insidia, i drifters avevano il compito di  avvisare le navi militari ed eventualmente andare all’attacco col cannone prodiero o con le bombe di profondità di cui erano dotati. Cos’era successo al largo di Durazzo? C’era da portare soccorso ad una nave che era partita dal porto di Bari il giorno prima. Con i suoi 50 posti letto la Marechiaro era la più piccola nave ospedale della Regia Marina. In origine un piroscafo passeggeri da 411 tonnellate, la Marechiaro aveva svolto servizio sulle linee che collegavano Napoli e le isole del golfo. Requisita allo scoppio delle ostilità e trasformata in nave ospedale, era stata assegnata all’autorità militare del capoluogo pugliese col compito di collaborare con altre imbarcazione al gigantesco esodo dell’esercito serbo in quel momento in fuga dinanzi all’avanzata austro-ungarica. Quel giorno la nave era alla sua sesta ed ultima missione. Gravemente danneggiata dall’urto contro una mina posata da un sommergibile tedesco, l’unità agonizzava. Non bastasse la falla, a bordo si era sviluppato anche un incendio. Malgrado fossero passate già alcune ore dallo scoppio, nessuna nave era giunta in soccorso. Intanto a bordo si faceva il possibile per salvare malati ed equipaggio. Memorabile è rimasto il gesto del capitano medico Samuele Gnasso (poi decorato con medaglia d’argento al valore) il quale, pur finito in acqua e gravemente ferito, volle tornare a bordo dove si prodigò a prestare la sua opera finché possibile. Lo Hasting Castle e il Selina arrivarono giusto in tempo per salvare 104 persone. Avevano già perso la vita 23 uomini dell’equipaggio e 10 ricoverati. Mentre la Marechiaro andava a fondo i due drifters erano in navigazione verso Bari.

 

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 17 Ottobre 2017

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