Cultura e Spettacoli

La Caretta Caretta e le nostre spiagge, feeling non interrotto

Perché una tartaruga dopotutto comunissima come la Caretta Caretta fa notizia ogni volta che se ne parla? Se lo domandano in molti. Per esempio, quanta enfasi domenica scorsa a proposito di quelle sette tartarughine venute alla luce sulla spiaggia di Campomarino di Maruggio, vicino Taranto. E quelle povere creature senza le cure dei collaboratori di Greenrope e dei volontari dell’Oasi WWF di Policoro non avrebbero mai raggiunto il mare (la schiusa delle uova aveva rischiato di non avvenire a causa di una mareggiata, sicché si era reso necessario trasferire la nidiata in una località più sicura, come Campomarino, appunto). La Caretta-caretta è a rischio. Anzi, nelle acque territoriali italiane è ai limiti dell’estinzione. Due i responsabili di questo stato di cose : l’inquinamento e l’antropizzazione. Essendo un animale onnivoro, è facile che la Caretta scambi una busta di plastica per una medusa e ne resti soffocata. In acqua, inoltre, esiste il rischio di incappare nelle eliche di un’imbarcazione o in reti a strascico. C’è poi il fatto che le aree dove nidificare, oltre che scarse, sono esposte a una dannosa concentrazione di luci artificiali. Ciò disorienta i nati che al calare della sera, quando spuntano dalla sabbia nella quale la madre ha deposto le uova, invece di dirigersi verso il mare avendo come punto di riferimento il riflesso sull’acqua della luna o delle stelle si volgono nella direzione opposta, fuorviate dai lampioni e dai fari delle auto in transito. Per strappare i cuccioli a morte certa bisogna allora costruire barriere con cui mascherare luci ingannevoli e illuminare con fioche fonti luminose il cammino verso il bagnasciuga. E attenzione anche alle  occasionali e notturne anime pie che, intenerite dallo sforzo delle  tartarughine, raccolgono le stesse e amorevolmente le depongono in acqua. Errore. Perché il contatto umano nei primi minuti di vita è sufficiente a causare la perdita di memoria del nido, memoria che in condizioni di normalità consente alle femmine, anche a distanza di anni, di tornare a nidificare sulla stessa spiaggia dove sono nate. Femmine disorientate, invece, producono nidificazioni anomale, cioè fuori dal contesto delle aree riproduttive. Ciò significa nella maggior parte dei casi la perdita di quasi tutte le uova. Per questa serie di ragioni è sempre da salutare come un evento ogni deposizione e schiusa di uova nei pochi siti di Puglia. Il miracolo di Campomarino si ripete, talvolta, anche in altri siti pugliesi, come la riserva di Torre Guaceto e i litorali di Torre dell’Orso, Porto Cesareo, San Basilio-San Foca e Pescoluse.

Italo Interesse


Pubblicato il 13 Ottobre 2017

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