Cultura e Spettacoli

I due si pestavano e l’elefante, indifferente…

Il primo novembre 1742 un vascello scaricava sulla banchina del porto di Napoli il più inatteso carico : un elefante, dono del Gran Sultano a Re Carlo III. Enorme l’impressione popolare, benché non fosse la prima volta che nella capitale si vedeva un animale di quelle dimensioni (il cronista Bucca nell’agosto 1630 riferisce che un altro elefante era stato “portato da certi francesi, quale è stato in Napoli molti giorni dentro una casa per farlo vedere et era cosa curiosa, atteso si vedeva una cosa mostruosa e poi vedendo che intendimento haveva e come obbediva pareva che avesse più dell’umano che del bestiale e li facevano fare diversi giuochi e quasi che non parlava”). I sovrani, dicono le cronache, “si compiacquero di farlo menare tre o quattro volte al loro cospetto a trattenersi a vedere le destrezze e i giochi soliti a farsi da queste moli animate che di tenerlo esposto alla giusta curiosità di tutto il popolo”. Da questo animale ha preso origine il motto partenopeo : ‘Caporà, è muorto l’alifante! che equivale a dire : E’ finita la pacchia. Questo perché a guardia del pachiderma era stato posto un vecchio militare, il quale per aver insegnato all’animale qualche numero che faceva eseguire a comando riceveva mance. Più avanti, morto l’elefante, finirono i guadagni per il povero soldato… Prima di morire, quella bestia conobbe un supplemento di gloria. Dovendo andare in scena al San Carlo una commedia intitolata ‘Alessandro nell’India’, l’impresario ebbe l’idea di domandare al sovrano il permesso di portare in scena il suo elefante : Giacché “tra gli avvenimenti che seguono in iscena vi è quello dei doni che si presentano, si è considerato che riuscirebbe di un gran plauso il far tra di essi comparire l’Elefante e per la rarità e bellezza dell’animale e per la novità che farebbe il vedersi sopra il Real Teatro una figura così grande… credendosi da noi che una tal veduta possa apportare anche dell’utile per il concorso della maggior gente…e per la voce che si spargerebbe di vedersi cosa che solo per la grandezza di S.M può aversi… sempre che S.M. per sua real benignità, voglia compiacersi di condiscendere in dar questo permesso”. Il Re prima disse no, poi accordò il suo consenso con l’intesa di doversi “preventivamente farsi non una, ma più pruove… per vedere se (l’elefante) stia saldo e allo splendore dei lumi e allo rumore degli strumenti da suono… donde senza un esatto esperimento potrebbe venire qualche sconcerto”. Superate le prove, l’animale ‘debuttò’ con successo nel gennaio dell’anno successivo. L’unico “accidente” si registrò alla replica del 13 febbraio, ma senza che il placido pachiderma fosse coinvolto : “un accidente occorso… tra uno degli indiani che governano l’elefante e una sentinella svizzera”. Un alterco degenerato in rissa? Diverte immaginare i due che si pestano dietro le quinte mentre l’animale, indifferente, in attesa di entrare in scena mangia fieno.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Aprile 2016

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