Cultura e Spettacoli

I fieri Messapi, il lento declino

A sud-ovest di Brindisi, una volta, sorgeva l’insediamento messapico di Muro Tenente. Il sito ricade nel territorio di Mesagne ma ad occuparsene è anche il comune di Latiano per effetto di un protocollo d’intesa che vede coinvolti altri due partner di prestigio : l’Università di Amsterdam e quella del Salento. Quella di Muro Tenente è scoperta recentissima, risalendo agli anni sessanta i primi scavi ad opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia. Dai ritrovamenti è emerso che l’area era frequentata nel Neolitico e che nell’età del ferro l’abitato si estendeva per nove ettari. Con l’avvento dei Messapi, Muro Tenente divenne un luogo fortificato, destinato a crescere nell’era ellenistica quando venne eretta una seconda cinta muraria (di cui restano ampie e ben conservate tracce), necessaria a raccogliere un centro abitato di cinquanta ettari. Muro Tenente sopravvisse anche alla conquista romana del Salento avvenuta tra il 267 e il 266 a.C., ma già nei giorni della seconda guerra punica si presentava in degrado. La decadenza comportò una contrazione dell’abitato che portò al totale abbandono nel periodo tardo imperiale. Nel medioevo nella stessa zona si sviluppo un ‘casale’ (villaggio) chiamato Paretalto o Paretone di cui non resta traccia alle soglie del Rinascimento. Cosa impedì a Muro Tenente di sopravvivere? Si ritiene che a causarne il declino non sia stato il malriuscito ‘innesto’ romano e che tale declino abbia avuto inizio assai prima, verso la fine dell’VIII secolo, quando gli Spartani fondarono la colonia di Taranto.  L’arrivo dei greci nel Salento fu inizialmente ragione di salutari scambi commerciali e culturali. Alla lunga, però, la fierezza messapica e l’inclinazione all’imperialismo dei greco-tarantini mutò gli inevitabili contatti in fonte di tensione. E fu subito guerra. Ma a Muro Tenente non si mise mano alle armi (gli scavi non hanno rilevato tracce di fuoco esteso o di crolli da fuoco). Taranto non ebbe bisogno di ricorrere alla forza come invece dovette fare con l’abitato di Carbina, altro e ben più importante centro messapico messo a ferro e fuoco intorno al 480 a.C. Si può dire che a Muro Tenente il più forte influsso greco abbia avuto naturalmente ragione di una comunità poco numerosa e forse troppo isolata per fare affidamento su qualche alleato. Costretti alla coesistenza e all’integrazione culturale, quei pochi Messapi dovettero soccombere lentamente. Il graduale illanguidirsi dello spirito messapico indebolì una comunità rimasta comunque ibrida. L’innesto romano consentì a Muro Tenente di sopravvivere a sé stessa, non di più. Caduta Roma, Muro Tenente smise di avere un senso.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 5 Settembre 2015

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