I finanziamenti per l’agricoltura dai contributi a pioggia alle procedure fai da te
Criteri e programmi che cambiavano nel corso dell’iter procedimentale per ottenere premi e contributi, collaudi tardivi, graduatorie irregolari, ombre, sospetti e denunce fioccate sui tavoli di ispettori e magistrati europei: occhi puntati già una decina di anni or sono sui finanziamenti stanziati alla regione Puglia dall’Unione Europea. In particolare quelli che riguardavano i giovani agricoltori pugliesi, che adesso magari tanto giovani non sono più. Ma, bando alle battute, parliamo di procedimenti amministrativi piuttosto datati, finiti già all’attenzione della magistratura amministrativa e dei quali e’ stato chiesto l’annullamento perfino al Presidente della Repubblica, passati al setaccio, come detto, da ispettori Ue e magistrati. Il problema e’ che sono passati parecchi mesi dopo quelle denunce, ma nessuno ha ancora adottato provvedimenti per mettere fine allo scandalo, che perciò si ripete con attori e comparse che ruotano magari dietro agli stessi ‘pupari’ e cioè assessori e dirigenti annidati sempre negli stessi uffici dell’assessorato all’Agricoltura del Lungomare. Eppure, come detto, la brutta storia e’ iniziata tempo fa, quando numerosi agricoltori pugliesi presentarono le loro pratiche per ottenere il contributo comunitario previsto dalle norme Por-Puglia 2000-2006 –misura 4.4. Il problema e’ che a seguito dei procedimenti “ballerini” denunciati da tecnici ed addetti ai lavori, con l’applicazione di norme e regolamenti mai chiariti bene, molti di quei contributi sarebbero stati assegnati irregolarmente, rimpinguando, come al solito, serbatoi elettorali. Ma soprattutto finendo per respingere un po’ troppo frettolosamente pratiche che invece avevano seguito tutto l’iter burocratico passo passo, senza sotterfugi o mosse avventate. E cosi’, a mettere infine mano a carta e penna per rivolgersi alle autorita’ preposte ai controlli per ottenere giustizia, sono stati non pochi periti agricoli e agricoltori pugliesi, rimasti ingiustamente tagliati fuori da contributi che, invece, sarebbero stati destinati, come si leggeva negli esposti finiti anche sulla scrivania del Governatore, a giovani che risiedevano nei comuni limitrofi di residenza di funzionari, o tecnici istruttori addetti ai lavori. Ma entriamo nei dettagli. Il procedimento finito nell’occhi del ciclone era quello legato alla Misura 4.4 Por Puglia per l’insediamento di giovani agricoltori, attuato dall’assessorato Agricoltura della regione Puglia che prevedeva contributi per i giovani operatori agricoli. Il guaio e’ che dopo la pubblicazione dei relativi avvisi, negli uffici regionali piombarono circa seimila domande, vale a dire seimila richieste a fronte dei seicento premi di insediamento previsti, poi comunque portati a poco piu’ di mille. Allora si invitarono, d’ufficio, quasi tutti i giovani partecipanti ad inviare, entro quattro mesi dal ricevimento della lettera condizionata al ricevimento del premio di insediamento, tutta la documentazione di rito prevista dalla normativa di riferimento. E cosi’, mentre i circa seimila giovani agricoltori e tecnici agricoli interessati alle pratiche di insediamento si cimentavano a predisporre la documentazione richiesta, quasi allo scadere del termine previsto, il dirigente di settore decide di emanare una bella determinazione che, pur prorogando i termini, introduce la richiesta di inviare il Piano di Miglioramento Aziendale per “sola ed esclusiva via Internet”. Praticamente tutti i giovani e tecnici dovevano presentare il PMA stando collegati ore ed ore e giorni e giorni via Internet. E tutto cio’ durante il mese di agosto, per di piu’ su di un programma telematico mal funzionante ed in continuo aggiornamento, fornito alla regione Puglia, non si sa bene in base a quali requisiti e criteri, da una societa’ privata barese. Tutti fatti denunciati agli amministratori regionali da qualche giovane agricoltore inetto ed incapace, consapevole di rimanere tagliato fuori dai cospicui premi europei? Nemmeno per sogno, visto che a rivolgersi agli organi di controllo, furono anche gli ordini professionali di agronomi e periti agrari, che avevano depositato i loro ricorsi perfino al Tribunale Amministrativo e poi al Consiglio di Stato, per avere ragione. Insomma, inutile dire che la determinazione dirigenziale emanata in pieno periodo feriale aveva messo in crisi migliaia di giovani tecnici ed agricoltori pugliesi, impreparati ad affrontare le innovazioni “medianiche” ordinate in fretta e furia dagli amministratori regionali, che pero’ un risultato sicuro lo ottengono: il numero dei partecipanti al bando si riduce di colpo a poche centinaia. Gia’, se le seimila domande originarie erano davvero troppe per agguantare i premi di insediamento agricoli, al traguardo finale si presentano appena mille e seicento richieste. Di cui, ma guada un po’, circa quattrocento giovani non riescono neppure ad inviare il PMA telematico (presentato da molti, in ogni caso, in maniera lacunosa ed irregolare) ma solo quello “cartaceo” previsto originariamente dal relativo bando. E non e’ finita: quel PMA telematico verra’ collaudato dopo circa un anno dalla chiusura del procedimento, un altro mistero mai svelato assieme a tanti altri ancora.
Ma veniamo alle pratiche più recenti, e cioè quelle relative al 2014 per ottenere i finanziamenti comunitari a favore degli agricoltori pugliesi, gestiti sempre negli uffici dell’assessorato all’Agricoltura del lungomare. Giusto per capire che tipo di gestione si sta attuando, bisognerebbe leggere alcuni provvedimenti che la dicono lunga, per esempio, sulle modalità di accesso ai finanziamenti comunitari come la Manifestazione di interesse utilizzata per alcune misure. La più importante per entità è senza dubbio la manifestazione di interesse (DAG 207 del 6 giugno 2014) dela misura 121 in cui viene reso noto come coloro che sono in graduatoria –ma non sono stati finanziati e hanno comunque realizzato almeno il 30 per cento di quanto previsto dell’intero piano aziendale proposto nella domanda – e siano in possesso della cantierabilità immediata (cioè di tutte le autorizzazioni necessarie) dei lavori, avranno priorità assoluta nel finanziamento, purchè si impegnino a terminare i lavori entro giugno 2015 e presentino una domanda di acconto o pagamento pari almeno all’80 per cento dell’aiuto ammesso entro il 30 gennaio 2014. Siccome le domande pervenute da ditte che avevano realizzato quella percentuale dei lavori erano pochine, con la DAG 261 del 6 agosto 2014 venivano ammesse all’istruttoria anche tutte le ditte che avevano dichiarato di avere la sola cantierabilità dei lavori, nella speranza di fare spesa il più possibile. Poco contava se era difficilmente credibile che ditte e aziende non ammesse al finanziamento si fossero procurate in poco più di un mese le autorizzazioni necessarie (ambientali, idrogeologico, permessi a costruire….sarebbe interessante verificare le relative date) mentre in realtà l’unica discriminante era la spesa, a prescindere da cosa si realizzava. Per cui si sarebbero emanate provvedimenti di concessione di aiuto chiaramente illegittimi, che riportavano la dicitura “di stabilire che l’ammissione ai benefici è condizionata alla presentazione delle suddette domande di pagamento corredate da tutta la documentazione…entro i termini precisati nei precedenti punti. Si precisa che in caso di non ottemperanza a tale obbligo si procederà alal revoca degli aiuti concessi”. E il termine era di dieci giorni dall’approvazione del finanziamento, un vero ricatto…
Francesco De Martino
Pubblicato il 3 Febbraio 2015