Cultura e Spettacoli

I finti pellegrini vestiti alla francese…

In un manoscritto conservato nella Biblioteca-Museo di Gallipoli dal titolo ‘Libro del castello e delle Torri di Gallipoli’ si legge che nella primavera del 1686 il sovrano Carlo II, informato dai funzionari di Zante, Corfù e Ragusa che una flotta turca composta da tredici fuste (galere sottili e veloci) stava per salpare dal porto di Dulcigno (attuale Montenegro) alla volta del Salento, ordinò a Governatori Regi e Baronali e ai Sindaci di Gallipoli e delle città limitrofe di approntare le necessarie difese. Nella circostanza il monarca mise anche in guardia contro i nuovi stratagemmi in uso presso questi predoni. Il più astuto consisteva in questo : ancorate le galere in luoghi nascosti, ovvero piccole insenature lontane dalle torri di avvistamento, i pirati raggiungevano a piedi i casali che intendevano assalire. Giunti sul posto, si vestivano ‘alla francese’ e parlando la lingua italiana si presentavano come pellegrini bisognosi d’asilo. Una volta fatto ingresso nell’abitato, smettevano il vello d’agnello e svelano la livrea del lupo. Insomma, facevano razzie di viveri e preziosi, abusavano delle donne e facevano schiavi. La missiva del sovrano disponeva altresì per ogni abitato l’obbligo della chiusura notturna delle porte, la presenza di sentinelle in cima all’edificio e di drappelli armati pronti in ogni momento ad entrare in azione. Nello stesso documento gli amministratori comunali del territorio gallipolino erano esortati a rifornirsi di armi. Ciò avvenne e da Taranto giunsero moschetti, archibugi, picche, rotoli di polvere, palle e miccia che andarono a rinforzare gli arsenali, in verità modesti, di Seclì, Parabita, Matino, Taviano, Casarano, Taurisano, Ugento, Felline, Alliste, Racale, Melissano, Neviano e Ruffano. Malgrado tante accortezze, i Turchi sbarcarono a Pietra Cavallo e Cala delli Foggi, due approdi posti uno a tramontana e l’altro a scirocco di Gallipoli, senza incontrare resistenza. Il danno provocato da quella che fu l’ultima seria incursione turca nel Salento scatenò una grave diatriba tra i funzionari regi di Gallipoli e gli amministratori dei paesi vicini. I primi accusavano i secondi di mancata vigilanza e conseguente mancato intervento ; dal canto loro gli amministratori dei paesi vicini respingevano ogni addebito… Come si vede, una storia molto ‘italiana’ che, salvo uno strascico di roventi polemiche, si concluse con un nulla di fatto. Il disastro ebbe tuttavia l’effetto di spingere i Comuni sotto accusa a non  lesinare più in fatto di incolumità degli abitanti e delle relative cose. Predisposto così un sistema di avvistamento finalmente efficace. Gallipoli non ebbe più a patire minacce provenienti dal mare.

Italo Interesse


Pubblicato il 27 Ottobre 2012

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