I gaudenti stapparono per strada
Alla mezzanotte tra il 19 e il 20 settembre 1958 entrava in vigore in Italia la Legge Merlin, che imponeva la chiusura delle case di tolleranza. L’entrata in vigore del discusso provvedimento era nota a tutti da tempo, pochi però avevano capito che l’ultima sera di apertura era il 19. Si racconta che a Bari, la sera del 20 settembre, una decina di gaudenti si presentò al 188 di via Dante (uno dei più noti postriboli del capoluogo), ciascuno con una bottiglia di spumante : volevano ‘salutare l’ultima marchetta’. Figurarsi la loro meraviglia nel constatare che la ‘casa’ era chiusa. Pensando ad una tenutaria troppo scrupolosa nell’applicazione della Legge, si spostarono al vicino 234 di via Abate Gimma. Anche lì, amara sorpresa. Ancora convinti che non dappertutto si fosse così ligi al dovere, provarono al 36 di via Abate Gimma e poi al 65 di via Marchese di Montrone (le ‘case’ erano tutte concentrate nel borgo murattiano). Pressoché disperati, bussarono al 25 di via Argiro, dove finalmente qualcuno aprì, ma era la donna delle pulizie, la quale provò a spiegare come stavano i fatti : La legge è uguale per tutti… Macché, non ci fu verso di convincere quegli allupati. Incaponiti nell’idea che se già la Legge Merlin era un affronto al buon senso, essi giudicavano ancora più disdicevole il non trovare un solo casino ‘resistente’, un presidio del sesso intenzionato a sfidare Polizia, Carabinieri, preti e benpensanti. Ben navigati nella geografia del sesso mercenario, andarono a constatare come stavano le cose al 215 di via Principe Amedeo, al 3 di via Garruba, al 37 di via Niccolò dell’Arca, al 30 e al 57 di Corso Vittorio Emanuele, al 36 di via Bozzi, al 234 di via Abate Gimma, al 190 di via Melo e al 71 di Corso Italia. Fu un tour via via più mesto. Restava il celebre Villino delle Rose (via Eritrea 31), il lupanare più lussuoso di Bari, rinomatissimo anche in provincia, quello la cui altolocatissima clientela faceva sperare in una ‘eccezione’. Niente da fare anche in via Eritrea. Si dice che, delusi, quegli infelici stappassero le bottiglie e cercassero nell’alcol sollievo alla delusione. Ora il Villino delle Rose (che in realtà si chiamava Villa Rossa) non esiste più. E’ stato buttato giù alcuni anni fa. Come sono stati abbattuti, perché desueti, molti di quei fabbricati che un tempo ospitavano ‘signorine’ e maitresse. Restano però in piedi alcune delle costruzioni originali. Ma chi si ricorda più di cosa hanno visto quelle vecchie mura? E sì che ne hanno viste. Meno male che i muri non parlano. Diversamente quanti guai per preti travestiti da borghesi e per le non poche distinte signore che da altre zone d’Italia venivano qui in incognito a fare le loro ‘quindicine’.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Settembre 2016