I ‘grani’ di Ordona, il buon senso dei Gesuiti
Ordona, questo piccolo centro del foggiano (neanche tremila abitanti), è uno dei più giovani comuni di Puglia malgrado le origini romane. L’antico abitato di Herdonia fu distrutto da Annibale nel 210 a. C. Un secolo dopo vi fu rifondato un Municipio Romano. La città conobbe il suo apogeo durante l’era imperiale quando divenne un grande centro di transito e un luogo di commercio del grano. Il sisma del 346 d. C. segnò l’inizio del declino. Mille anni dopo di Herdonia non restavano che le rovine (ancora oggi conservate) del foro, della basilica civile, dell’anfiteatro, del mercato, delle terme, delle locande e dei numerosi magazzini adibiti allo stoccaggio del grano lungo la via Traiana. Dopo altri due secoli di totale diserzione l’area dell’antico municipio romano divenne oggetto di un reinsediamento ‘pilotato’. A volere l’attuale Ordona furono alcuni Gesuiti animati dal desiderio di risollevare dal degrado quel territorio. Più avanti, il successo della coraggiosa e lungimirante iniziativa stimolò Ferdinando IV di Borbone a istituire in loco un ‘Reale Sito Colonico’ per la definitiva ripopolazione e riqualificazione dell’area. Le poche notizie che siamo riusciti a reperire in proposito le caviamo da ‘Nella Puglia del Settecento’, diario di viaggio del barone Johann Hermann von Riedesel, che visitò la nostra regione nel 1777 (il testo è stato ripubblicato da Capone Editore nel 1979) : “Ordona è una parte delle magnifiche possessioni, dipendenti dalla casa detta Dell’Orto che i Gesuiti hanno nella Puglia. Questo podere è immenso ed occorrono duecento buoi per la coltivazione. I grani in questa contrada arrivano a un’altezza prodigiosa ; al 5 giugno ho veduto l’avena interamente matura e avente dodici palmi altezza (circa un metro – n.d.r) Il frumento e l’orzo cominciano all’epoca istessa a maturare. In questa provincia non si conoscono se non queste tre qualità di grano ; le altre specie vi sono apportate da altri paesi ; fu per esempio Carlo V che ordinò di seminare la segala ; e per ciò che questo grano ha ancora il nome di grano germano ; non lo si coltiva se non in montagna e nei terreni ingrati”. Quale il segreto di tanto rigoglio? Forse il non aver ‘stressato’ un terreno affatto irrigato e povero di ferro con coltivazioni particolarmente ‘esigenti’. In sostanza quei buoni religiosi si comportarono come agricoltori di buon senso. Rinunciando a impossibili opere di irrigazione, si limitarono a ottimizzare la capacità produttiva di quella terra piantandovi solo ‘grani’ da terreni ‘ingrati’, come appunto la segale. Ordona fu l’ultima tappa del viaggio di von Riedesel il quale così conclude il suo diario : “Da Ordona si va al ponte di Bovino, dove termina questa Puglia, così celebre per la sua fertilità e per l’abbondanza che vi regna. E’ vero che vi si trovano vaste campagne coverte di grano ma comprendente anche dei terreni incolti che servono da pascolo ai bufali e ai buoi per mancanza di una popolazione sufficiente”.
Italo Interesse
Pubblicato il 4 Dicembre 2013