Cultura e Spettacoli

I lazzaretti di Bari

Piazza IV novembre, a Bari, è un non-luogo. Lo Stradario cittadino la colloca nell’area grosso modo triangolare dove il tratto di Corso Cavour in direzione mare ‘sfocia’ nel Lungomare Di Crollalanza. Su tale piazza si affaccia, quasi casualmente,  un solo numero civico, il 2, corrispondente all’ingresso del Circolo della Vela. A parte questo e un paio di aiuole spartitraffico, Piazza IV Novembre è niente più che una distesa d’asfalto.  Eppure trecento anni fa lo stesso luogo era tutt’altro che anonimo : Vi sorgeva il lazzaretto. Era questo una costruzione in legno dove gli equipaggi e le merci delle navi su cui gravava il sospetto di infezioni erano obbligati a fare la quarantena prima di accedere in città. L’edificio venne abbattuto nel 1722 per essere sostituito da una costruzione in muratura eretta su uno spazio che comprendeva l’area superiore del Palazzo del Sedile e un pezzetto di suolo di Piazza Del Ferrarese. Il nuovo fabbricato contribuì all’incremento del commercio perché i bastimenti che prima erano soliti attraccare a Barletta, Brindisi ed Otranto cominciarono a preferire lo scalo barese  per la maggiore capienza dei suoi magazzini e la superiore qualità degli alloggiamenti. Oltre quello ‘portuale’, Bari ebbe anche un lazzaretto propriamente detto, ovvero il luogo d’isolamento per portatori di malattie contagiose, in particolar modo lebbra e peste. Si ricorda il Locale San Lazzaro ubicato dove oggi sorge il cimitero. Locale San Lazzaro si rivelò determinante nella grande pestilenza del 1656, tragedia che ispirò ‘Disavventure di Bari’, un’opera scritta nel 1658 da Fabrizio Veniero, un nobile imolese che visse nella nostra città in quell’infausto periodo. Veniero racconta di come i baresi non abbastanza fiduciosi nell’effigie della Madonna di Costantinopoli portata in processione e nella manna di San Nicola, con cui furono asperse le strade, mandarono una delegazione cittadina a Monte Sant’Angelo. Poiché si diceva che solo il Gargano era rimasto immune da quella sventura che aveva messo in ginocchio tutto il Mezzogiorno, quei baresi staccarono dalle pareti della Grotta frammenti che poi vennero murati nella facciate degli edifici. Addirittura in una piazza (Mercantile?) venne eretto un patibolo a scopo deterrente : malgrado la gravità della situazione c’era sempre l’incosciente di turno che non si atteneva alle severe disposizioni in materia di salute pubblica. Quanti furono i morti a Bari? Veniero parla di dodicimila vittime. Probabilmente esagera. Forse dodicimila furono gli ammalati e i casi sospetti passati per Locale San Lazzaro e per tutte le altre strutture frettolosamente messe in piedi per fronteggiare l’emergenza. Di quei dodicimila almeno un terzo dovette scansare la morte. – Nell’immagine, il lazzaretto di Venezia in una stampa del Seicento.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Dicembre 2016

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