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I “leghisti” pugliesi di Salvini vogliono più autonomia anche per la nostra regione

Potrebbero non essere soltanto le due regioni del Nord, che domenica scorsa hanno fatto svolgere un referendum per chiedere maggiore autonomia, ha volere maggiori poteri, ovvero più soldi dal Governo centrale. Infatti, dopo il risultato referendario di Lombardia e Veneto, ora anche in Puglia la comunità politica che fa riferimento al leader della Lega Nord, Matteo Salvini, vorrebbe fare indire un referendum, per sapere direttamente dai pugliesi se sono favorevoli a chiedere maggiori competenze e risorse per il proprio territorio nell’ambito dell’unità nazionale. A rendere nota tale iniziativa è stato il coordinatore pugliese della lista “Noi per Salvini” (sigla con cui – come è noto – si identificano i “leghisti” a livello nazionale), Rossano Sasso, che ha pure annunciato che a breve il segretario nazionale della “Lega Nord” farà tappa nuovamente in Puglia, per promuovere anche nella nostra regione un referendum popolare, come quello svoltosi la scorsa domenica in Veneto e Lombardia, al fine di portare anche dal Sud, ed in particolare dalla Puglia, le stesse rivendicazioni a livello di Stato centrale. Infatti, con un comunicato Sasso ha dichiarato: “é ora che anche i pugliesi chiedano più poteri per superare le inefficienze dello Stato”. “Da cittadini pugliesi – ha proseguito il responsabile regionale dei leghisti nostrani – chiediamo anche noi maggiore autonomia, (ndr – perché) vogliamo che la nostra terra sia messa in grado di spiccare il volo, senza il cappio di una gestione centrale e burocratica, che non tiene conto dei territori”. Sasso ha poi chiarito che per lui “maggiore autonomia vuol dire una sanità migliore, una scuola pubblica meglio gestita, un sistema di trasporti efficiente, esaltare la nostra agricoltura, il nostro turismo e le nostre piccole e medie imprese”. “Maggiore autonomia – ha continuano il responsabile di “Noi di Salvini per la Puglia”- vuol dire anche dare maggiori poteri ai sindaci, ed evitare ad esempio quei cortocircuiti che si verificano ogni qualvolta i prefetti impongono il dislocamento di immigrati nelle nostre città, spesso con i pareri negativi degli stessi sindaci”. In fine, Sasso a chiusura della sua nota ha affermato: “I pugliesi pagano tasse molto elevate, ma in cambio non hanno servizi adeguati”. Tasse, però, che non tutte finiscono nelle casse del Governo centrale. “Anzi, – ha rilevato in proposito con ironia un esperto della materia – proprio quelle di competenza locale, ossia le addizionali regionali e comunali, oltre ad Imu, Tari, ecc., già ora hanno in Puglia aliquote tra le più elevate d’Italia”. Quindi, il problema evidentemente non è solo quello della quantità di risorse economiche e finanziarie a disposizione degli enti locali, ma di come tali fondi vengono gestiti. A non sottovalutare il significato dell’esito referendario di domenica scorsa in Veneto e Lombardia è anche il presidente della commissione Bilancio della Camera, il pugliese Francesco Boccia (Pd), che in un’intervista rilasciata a Radio radicale ha dichiarato: “Anch’io se fossi stato in una delle regioni che hanno votato mi sarei espresso per il ‘Sì’, così come se il referendum si fosse tenuto in Puglia o Calabria”. Infatti, per il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio “ci sono regioni che vogliono attuare l’articolo 116 della Costituzione in maniera profonda, ma questa

vicenda non può essere catalogata nella categoria dei semplificatori che mettono da un lato i virtuosi al nord e gli spendaccioni al Sud”, perché la Puglia per Boccia è una “regione modello in Italia”, avendo “parametri di personale nelle amministrazioni pubbliche per

abitante inferiori alla stessa Lombardia e al Veneto”. Per cui, sempre secondo il deputato pugliese del Pd, “su efficienza e trasparenza la sfida dell’autonomia vale per tutti”. Infatti, ha proseguito il parlamentare pugliese a capo della commissione Bilancio della Camera, ora vicino al governatore pugliese Michele Emiliano, “l’attuazione dell’articolo 116 possono farla anche le regioni

che non hanno fatto il referendum senza sprecare tutti i soldi spesi” (ndr – in Veneto e Lombardia). “La Puglia – ha poi affermato Boccia – é una regione ben amministrata e potrà attuare

il 116 non avendo sprecato i soldi del referendum”. Quindi, ha concluso il deputato di Bisceglie aderente alla corrente “Fronte democratico” di Emiliano, “ritengo inutili le discussioni sul fisco dopo i referendum di Veneto e Lombardia”, perché “è già tutto scritto nella Costituzione”. Infatti, ha spiegato Boccia, “il principio di coordinamento di finanza pubblica non e’ un optional, e’ un

solido principio costituzionale ed è in capo allo Stato. E così sarà, indipendentemente dal referendum di ieri”, chiedendo: “Vogliamo, invece, con serietà a partire dal Partito democratico, discutere di materie e servizi?” Il dibattito – per Boccia – é aperto e si potrebbe cominciare “dal numero di forze dell’ordine o insegnanti concentrati più al nord che al sud, alle ore di tempo pieno nella scuola che sono maggiori al nord piuttosto che al sud, così come al numero di dipendenti

pubblici”. Infatti, ha concluso l’esponente del Pd pugliese intervistato da Radio Radicale, “Non penso che la soluzione possa essere una perequazione al contrario”, come evidentemente vogliono gli “autonomisti” nordisti. “Quando si parla di questi temi – ha affermato infine Boccia – consiglio a tutti di evitare la demagogia”. Peccato, però, che in tema di “autonomia” il parlamentare del Pd ora vicino al governatore pugliese Emiliano abbia, forse, dimenticato cosa fece nel febbraio del 2010 il suo odierno “capo” corrente, quando era sindaco di Bari, per impedire alla Regione di rendere Comune a se le due rispettive comunità periferiche baresi di Palese e Santo Spirito da una parte e Carbonara-Ceglie e Loseto dall’altra. Infatti, anche per quel caso “l’autonomia” è contemplata in Costituzione (all’articolo 5), però non fu attuata. Pertanto, – hanno rilevato in proposito alcuni cittadini delle popolose periferie baresi – “è pur vero che su questo tema il dibattito è aperto, ma se si vuole davvero essere credibili, occorre innanzitutto essere coerenti”. Quindi, rispettare i principi autonomistici previsti in Costituzione a “360 gradi” e non solo “quando” e per “quello” che fa comodo, in base alle convenienze contingenti. E, per fare ciò, non è mai troppo tardi.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 24 Ottobre 2017

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