Cultura e Spettacoli

I lenti cavalli marini di Poseidone

Presso il Museo Archelogico di Taranto è conservato uno statere in argento del peso di sette/otto grammi e del diametro di 25 mm, coniato intorno al 500 avanti Cristo, che su una faccia reca incisa l’immagine di un uomo in groppa a un delfino e sul retro quella di una figura fantastica. L’uomo è Taras, il mitico fondatore della città dei due mari. Quanto all’altra immagine, gli studiosi concordano : si tratta della raffigurazione ‘arricchita’ di un ippocampo ; l’arricchimento è nell’accentuazione dei caratteri equini (il cranio e le zampe anteriori), nella presenza di ali e della coda biforcuta. La presenza del cavalluccio marino non deve destare meraviglia. Questa singolarissima specie di pesce d’acqua salata era tenuta in gran conto presso i primi Greci e i popoli della Magna Grecia, i quali ritenevano l’ippocampo (insieme al tritone, il drago d’acqua ed altri pesce-mostro) un emblema del mondo marino e allo stesso tempo un genio tutelare, la guida dei defunti (in mare), la cavalcatura o il traino degli Dei degli abissi. Ma c’è dell’altro : gli Antichi credevano fermamente nelle virtù curative del cavalluccio marino o nel suo potere di allontanare le malattie. Parrà strano ma ancora oggi questa simpatica creatura, pur protetta, è ricercatissima per gli stessi motivi. C’è chi lo essicca e lo appende all’ingresso di casa o al proprio collo, quasi un talismano personale. Altri lo triturano e ne impiegano la polvere per confezionare rimedi a questo e quell’altro male. Tornando al nostro statere, quale il rapporto tra le due facce? Per capire bisogna tornare al mito della fondazione di Taranto. Secondo la leggenda il guerriero greco era in navigazione verso l’Italia quando, giunto in vista della costa ionica, si scatenò una violenta tempesta. Scaraventato in acqua, Taras sarebbe annegato se un delfino non fosse venuto in suo soccorso. A cavalcioni del cetaceo, il giovane raggiunse così la terraferma all’altezza dei due famosi mari della città che avrebbe portato il suo nome. Una presenza non casuale quel delfino. A inviarlo era stato Poseidone, che in quel momento se la spassava scorazzando col suo carro (trainato da ippocampi…) tra montagne d’acqua sollevate per  puro capriccio. Alla vista di quel povero naufrago nel quale aveva subito fiutato la stoffa dell’eroe, il dio del mare comandò al più veloce dei suoi delfini di correre in soccorso dell’infelice e Taras fu salvo. Ridiamoci su : Perché Poseidone rinunciò a incitare i suoi superbi ‘cavalli marini’? Perché li conosceva bene. Come tutti i cavalli da parata, i suoi ippocampo erano buoni solo a far figura. Anche frustati a sangue, sarebbero arrivati a destinazione troppo tardi e allora addio Taras, addio Taranto. Molto meglio un delfino, agile e rapido fra le onde come poteva essere nei boschi un levriero al seguito di Diana cacciatrice e amazzone.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 30 Agosto 2014

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