Cultura e Spettacoli

I mali d’Italia nell’attualità di Dante

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, /nave sanza nocchiere in gran tempesta, /non donna di province, ma bordello!”. In Poesia niente è frutto di improvvisazione, tutto è, razionalmente, preparato, giustificato. L’Indignazione di Dante, che Esplode nella Terzina, or ora Citata, cova già nei Primi Canti del Purgatorio (infatti siamo al Canto VI della Seconda Cantica della Commedia) in cui il Poeta Rappresenta con un Affresco di sconvolgente Realismo la sanguinaria e insanguinata anarchia medioevale. Cos’è l’anarchia ? Chiediamo lumi al Dizionario, la cui consultazione è, sempre, provvida di sollecitazioni a, continuamente, sorprenderci, meravigliarci del mondo in cui viviamo, delle relazioni che stabiliamo con gli altri, della situazione politica, di cui tutti siamo responsabili, sia che stiamo alla finestra, vilmente, a guardare l’evolversi degli eventi, sia che ci buttiamo, maldestramente,  tra gli eventi, magari, non per Etiche Motivazioni, sebbene nella speranza di trarne briciole di profitti. Ebbene, il Dizionario definisce l’anarchia: ”mancanza di governo; situazione di caos politico, conseguente alla mancanza di governo; disordine, confusione. Dal gr. anarchìa, comp. di  an  priv. e arché ’potere’.” Dante Ritiene che nel Tempo suo i due Soli hanno dechinato dalle loro prerogative, dai loro uffici, dalla precipua loro autorità, cioè il papato, ormai, mondanizzato, largamente, lontano dal Proposta Ecclesiologica Pauperistica dello Spiritualismo Francescano, ricco di Passione Riformatrice, e l’impero che si caratterizza in ogni sua manifestazione, estrinsecazione, continuamente, in salsa teutonica, impegnato nella salvaguardia della nazione tedesca (“O Alberto tedesco”,v. 97), più che nella testimonianza dei Valori Supremi e Universalistici della Pace e della Giustizia, stracciati dalla bieca rissosità dei meschini orticelli comunali, dalle faide dei clan famigliari, di partito che rendono invivibili le città. ”Ché le città d’Italia tutte piene /son di tiranni, e un Marcel diventa /ogni villan che parteggiando viene.”. Marco Claudio Marcello, espugnatore di siracusa: sembra, infatti, che il Poeta voglia Dire che ogni villano che si mette in vista nelle lotte di partito (“parteggiando viene”), sia guelfo o ghibellino, si atteggia a difensore e salvatore della patria. Quale la cagione che segna il momento più alto dello Sdegno di Dante  per la crisi religiosa e politica dell’impero in generale e dell’italia in particolare, sì che Egli, Operando l’ ”epoche”, cioè la sospensione, la messa tra parentesi dell’azione itinerale, Grida la sua Tensione alla Civiltà degli Ideali di Solidale Unità, OpponendoLi al “caos” particolaristico che annienta lo stivale ? Paradossalmente, non un gesto di odio, di scortesia, di inimicizia, ”sed” un Abbraccio tra Virgilio, la Guida di Dante nell’Inferno e nel Purgatorio, oltre che il più grande Poeta della Latina Classicità, e Sordello, il Trovatore di Goito, il più famoso dei Poeti Italiani in Lingua Provenzale. “Pur Virgilio si trasse a lei (Sordello è un’ Ombra), pregando /…; /e quella non rispose al suo dimando, /ma di nostro paese e de la vita /c’inchiese; e’l dolce duca incominciava /’Mantova…’, e l’ombra, tutta in sé romita, /surse ver lui del loco ove pria stava, /dicendo: ’O mantovano, io son Sordello, / de la tua terra!’ ; e l’uno l’altro abbracciava.”. Quanta Umanità, Spontaneità, Leggerezza, nell’Accezione del Calvino delle “Lezioni Americane”, quanta Velocità nel Rispondere con Amorosa Disponibilità, senza piccolo – borghesi, ipocriti pudori o remore di indurre sospetti di affettività deviata, ad un Messaggio che Assevera la Nobile Comunanza di Patria e di Spirito, nelle Creature della Fantasia, dell’Immaginazione, insomma, della Poesia! Non una risposta, comunque, quale noi siamo adusi dare, quando ne abbiamo voglia, tempo, a sconosciuti che, per qualche istante distraendoci dal nostro egoistico solipsismo, ci implorano di fornire loro le informazioni di cui abbisognano per proseguire nei loro viatici, da parte di Sordello a Virgilio e Dante, ma, pur Ermo nella sua Aristocratica Solitudine e, certamente, nella Contemplazione degli Eletti Fantasimi della sua Creatività (mentre le altre anime si affollano intorno a Dante, chiedendogli suffragi nel mondo, come i postulanti che fanno cerchio attorno al vincitore del gioco dei dadi), Si Spianta da Essa e da Essi, per Conoscere, prima di tutto, di quale paese fossero e quale vita Menassero o avessero Menato i Due che Lo avevano Scelto quale Mèntore della  strada per salire alla Vetta della Montagna del Purgatorio, e poi, e poi! La Curiosità è l’altra faccia dell’Amore: “Ama – Diceva Agostino – et fac quod vis” e in ciò che vuoi c’è il Fraterno Curiosare per la Storia del nostro Prossimo che, subito, abbiamo Amato, senza sapere Chi fosse. I piccolo – borghesi non sono curiosi, come la “pecunia quae non olet”, così l’altro non odora, non “miasma”, se seconda i loro interessi. E in quell’ “io son Sordello, o mantovano. de la tua terra”, c’è tutta la orgogliosa consapevolezza di essere, meritatamente, concittadino di Virgilio, ché Scrittore esperto nell’Arte del Dire, noto per un “Compianto” in morte di un prode Cavaliere Provenzale, ser Blacàs, in cui fa una rassegna di biasimo dei signori del tempo, invitandoli a cibarsi, per acquistare virtù, del cuore del morto. La scena induce Dante a Prorompere in una violenta Apostrofe contro l’italia, lacerata da discordie civili, serva d’innumerevoli tiranni, nobili o popolo, invece che libera sotto il governo ordinato dell’imperatore, sede d’ogni male, nave senza guida in una grande tempesta, non più signora (“non donna di province”, dal lat. domina, signora, padrona. Tale designazione dell’italia deriva dalle leggi giustinianene; “non est provincia, sed domina provinciarum”. Quindi, ‘donna’ non è sinonimo di ‘femmina’, come ‘Uomo’, il ‘dominus’, non è sinonimo di maschio. Per essere ‘domini’ della loro Vita, del loro Destino, della loro Storia il maschio e la femmina devono Saper Trascendere la naturalità dei primati e  sentirsi di una comune Essenza, pur nella diversità degli organi della procreazione)  dei popoli, ma luogo di corruzione. Le leggi non sono applicate : “Che val perché ti racconciasse il freno /Iustiniano se la sella è vota?” (azzeccagarbugli elenca a renzo un quantità di leggi che potrebbero risolvere all’umile, ingenuo tessitore i problemi che il prevaricatore di turno gli procura, punendolo per la sua criminale arroganza. Ma le leggi, al di là della loro formale validità coercitiva nei riguardi di tutti, ricchi e poveri, potenti e sudditi, sostanzialmente, essendo pensate, ordinate, promulgate per il controllo di coloro che non contano o non vogliono contare, di coloro che non hanno voce o non vogliono avere voce, non hanno mai riguardato e non riguardano i delinquenti alla don Rodrigo che in massa affollano”il palazzo”). Inoltre, la gente di chiesa,”Ahi gente che dovresti esse devota (che dovresti attendere alle cose di religione) /e lasciar seder cesare in la sella (e permettere a Cesare o al laico detentore del potere di esercitare il governo civile dell’italia), /se bene intendi ciò che Dio ti nota (riferimento al precetto: ”rendete a Cesare quel ch’è di Cesare, e a Dio quel ch’è di Dio”, Matteo XXII, 21), guarda com’esta fiera è fatta fella (questa bestia selvaggia è diventata cattiva e ribelle) per non essere corretta da li sproni (per non essere tenuta a dovere con mezzi di governo idonei), poi che ponesti mano a la predella (da quando hai usurpato le funzioni dell’impero)”. L’imperatore alberto d’asburgo ha abbandonato l’italia, per cupidigia d’interessi tedeschi (un’ angela  merkel d’antan ?): il “giardin dello imperio” è in preda ai contrasti di famiglie e di partiti avversi (montecchi e capuleti, monaldi e filippeschi); roma invoca il suo cesare; ”le città d’italia tutte piene /son di tiranni…”. L’apostrofe assume toni, amaramente, sarcastici allorché Dante Si Rivolge a firenze, che ha sempre la giustizia fra le labbra, dove tutti sono pronti a sobbarcarsi cariche pubbliche (la favoletta dell’esercizio del potere, come servizio alla comunità, nel presente, spesso, raccontata dal suo sindaco, renzi); firenze che è più saggia di Atene e sparta, sollecita nel cambiare, perennemente, leggi, moneta, uffici, consuetudini (l’italietta, anche. Quanti governi dall’unità a mussolini che sgovernò per 20 anni ? Quanti altri governi da mussolini appeso a piazzale Loreto fino ai nostri giorni ? Riforme, controriforme, farragine di leggi scritte male sì che danno tanto pane ai legulei per la possibilità della loro relativistica interpretazione. Nell’ultimo governo berlusconi fu istituito, perfino, un dicastero per la ”semplificazione legislativa”, gestito dall’autore del ”porcellum”, la legge elettorale così complicata nell’assegnare gli scranni in parlamento, specie in senato, sì che, a detta di bersani, l’ex segretario pd, si può essere primi, ma non vincere. Che dire, poi, dei danni che ha causato l’euro, scacciando la lira ?), ma in realtà essa è come una malata, che cerca sollievo volgendosi ora su un fianco(destro) ora sull’altro (sinistro). Per alcuni con una stonata contaminazione pagano – cristiana, per altri per associare il pagano Virgilio e farGli Condividere, sincreticamente, le sue Domande all’unico Dio, sia pure, diversamente, Chiamato e Invocato, Dante Si rivolge al re degli dei pagani: ”E se licito m’è, o sommo Giove /che fosti in terra per noi crocifisso, son li giusti occhi tuoi rivolti altrove ? /O è preparazion che ne l’abisso / del tuo consiglio fai, per alcun bene / in tutto da l’accorger nostro scisso ? (O mediante i mali attuali, prepari nella profondità imperscrutabile della tua mente provvidenziale, ‘consiglio’, qualche bene per noi, lontanissimo ’scisso, staccato’ dalle nostre possibilità di capire e di prevedere?”. Manzoni nell’ “Addio ai monti” Esprime il Concetto medesimo: ”Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto /e non turba mai la gioia dei suoi figli /se non per prepararne loro – una più certa e più grande”. Ancora, serva, dunque, l’italietta ? A leggere il caustico giudizio su di essa di un lettore del “Corriere della sera”, bisognerebbe ammettere: “Sì, è, ancora, serva!”. Cosa dice, infatti, il giudice della nostra (nostra??? Della loro, dei grassatori, degli evasori, dei corrotti, dei corruttori, dei mafiosi e quant’altro, direbbe colui che troppi peccati ha, per poter essere il primo a scagliare, evangelicamente, la prima pietra) patria ? “L’ambasciatore kazaco dà ordini alla nostra polizia (che li esegue), la BCE dà ordini al nostro governo (che li esegue). Siamo ancora una nazione ?”. Non è finita: appena eletti o rieletti (vedere, per credere, il laico e, molto probabilmente, ateo, napolitano) alle più alte cariche dello stato, i nostri governanti dettano alle loro segreterie o gabinetti l’ordine di preparare le non eludibili visite al papa di turno in vaticano e al presidente di turno degli “states” nella “casa bianca”. Perché ? Il primo, essendo un’autorità morale (nel senso, nel significato più retrivo del sostantivo “autorità” e dell’aggettivo “morale”, che non hanno niente da spartire con “l’Autorevolezza Etica”, Ispiratrice di Crescita (dal Lat. “augeo”, far crescere) Umana, Spirituale, Culturale, Politica in Coloro che Ne accettano il Magistero), ha una mistificata capacità di soggezione nei confronti degli ignari e dei poveri di spirito che, all’occorrenza, potrebbe essere utile a incanalare consensi, sì da allontanare l’alea di pericolose rivolte nei confronti di politiche, non di rado, impopolari), il secondo è la maestà insindacabile dell’impero e i valvassori delle periferie di esso, non di rado, eletti ché graditi a colui che occupa il centro del centro, devono recarsi da lui a comunicargli propositi, progetti, programmi di politiche sociali, economiche, militari che devono, comunque, incastrarsi nei superiori interessi della nazione, mondialmente, egemone. Dalla sua militare, non Politica, non Culturale, non Linguistica (se si può considerare unità linguistica quella operata dai media catodici che hanno omogeneizzato i grugniti lanciati dai celtici ai siculi e viceversa) sui Modelli Proposti dai Grandi Intellettuali Italici, unità, che fu più una becera parruccona piemontesizzazione, l’italietta è stata, ognora, al traino delle grandi potenze europee ed occidentali: di quelle della “triplice alleanza”, poi, della “triplice intesa”, poi, della germania, infine, della più oppressiva e annosa di tutte: della potenza degli “states”. Dicevamo con un nostro Parente, qualche giorno fa, che se,  alla formale sovranità del popolo italiano, si tolgono la sicilia, dalla mafia accaparrata, la calabria, dalla ndrangta incettata, la campania monopolizzata dalla camorra, i quartieri delle grandi metropoli, delle modeste e piccole città, requisiti dalla delinquenza, criminalità, preclusi alle forze dell’ordine, le basi militari, a macchia di leopardo, sparse in tutto lo stivale, a disposizione militare degli “states”, dove, su chi comanda napolitano in nome del popolo italiettino,”a trucco”, sovrano ? Per finire, ché ai nostri 25 Lettori non s’inaridisca il cervello, con il rischio di una precoce senile demenza, NOI Li Invitiamo a un simpatico gioco: comparando i mali attuali dell’italietta con i mali, dal Divino Dante Denunciati, vedano Essi se solo uno di essi, di cui il Poeta Lamentava la sinistra minaccia per il tessuto civile dell’italia e della sua firenze, si sia dissolto per l’Onesta Operosità di una Classe Politica, Espressione di un Popolo, finalmente, Consapevole dei Costituzionali suoi Diritti e Doveri. E, grati, levino gli occhi al Cielo!!

 

Pietro Aretino, già Detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it       


Pubblicato il 23 Luglio 2013

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