I mari del Mito e della Storia
Con i suoi quasi ottocento chilometri di costa la Puglia è bagnata dai mari del Mito e della Storia, due mari dai nomi fascinosi, Adriatico e Jonio, che evocano imprese leggendarie e meglio documentati scambi commerciali, naufragi, battaglie, atti di pirateria, fughe e sparizioni. Stando ad alcuni studiosi il nome Adriatico trae origine da quello di Atri, città abruzzese che ai tempi della Roma Imperiale rappresentava il punto di arrivo del principale itinerario dalla capitale all’Adriatico. Secondo altri storici Adriatico deriva da Adria, in provincia di Rovigo (per i Greci antichi tale città, che i siracusani trasformarono in una loro colonia, era considerata l’estremità settentrionale dell’Adriatico, il cui nome verrebbe così a significare ‘mare che termina ad Adria’ ; sulla base di questa seconda ipotesi i Greci diedero il nome di Adrias Kolpos inizialmente alla parte settentrionale del mare, nome che gradualmente venne dopo esteso fino all’altezza delle Puglie). Quanto allo Jonio, i ricercatori sostengono che tale nome viene dalla parola proto-illirica ‘jone’, che in albanese ha il significato di ‘nostro’, da cui ‘Deti Jone’, Mare Nostro. In origine tale nome identificava l’attuale basso Adriatico, ovvero il braccio di mare compreso tra Corfù e il Gargano, tant’è che per Tolomeo sia le località degli Apuli Peuceti che quelle degli Apuli Dauni si affacciavano sullo Jonio. La difficoltà di stabilire dove i due mari cominciano e/o finiscono si è trascinata sino all’era moderna. I moderni ritrovati tecnologici consentono a qualunque imbarcazione abilitata all’alto mare di stabilire in qualunque momento, anche di notte, se è in navigazione al di qua o al di là dell’ideale linea di demarcazione. Linea che si fa coincidere con la retta di congiungimento fra Capo Linguetta, in Albania, e Punta Palascia – l’estremo orientale d’Italia – e che corrisponde alla minima distanza fra le due coste : 45,8 miglia nautiche, pari a 85 chilometri (il 4 settembre di tre anni fa questa distanza fu coperta a nuoto da Massimo Voltolina in 23 ore e 44 minuti). Ma convenzioni nautiche spostano due volte più a sud questo confine. Ai fini meteorologici (Meteomar) e delle Informazioni nautiche (Avvisi ai naviganti) tale limite corrisponde al 40º parallelo nord, che lega punta Mucurune nei pressi di Castro alla spiaggia di Sasaj sulla costa albanese. Per l’organizzazione Idrografica Internazionale, invece, il confine coincide con la linea immaginaria che, equidistante dal quarantesimo parallelo, va da punta Mèliso (Santa Maria di Leuca) a Capo Cefalo, a nord dell’isola di Corfù, che a questo punto sarebbe interamente bagnata dallo Jonio.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Gennaio 2016